Roma, assegnano la casa popolare al Tuscolano a mamma con 3 figli, ma è totalmente inagibile (FOTO)
Le hanno assegnato, dopo anni di attesa, la tanto agognata casa popolare. Ma non è agibile. E lei, una giovane donna di 31 anni con tre bambini di 9, 6 e 3 anni, adesso non sa come fare. “È una situazione assurda”, spiega Karen. “Per rendere un minimo vivibile quella casa servirebbero oltre 22 mila euro per poter fare i lavori di ristrutturazione, che ovviamente io non ho. Sono costretta a farmi ospitare da un amico in una stanza, ma certamente non è una soluzione che può durare”.
L’appartamento al Tuscolano, zona Don bosco
La giovane, separata dal compagno che non le fornisce alcun aiuto economico, fa domanda per un alloggio di edilizia residenziale popolare al Comune di Roma. Avendo tre bimbi, dopo una lunga attesa riesce a rientrare in graduatoria e a ottenere l’assegnazione di un’abitazione nel quartiere Tuscolano, in zona Don Bosco. L’appartamento, di 60 metri quadri, è in via Calpurnio Pisone. “Quando mi hanno detto che mi avrebbero finalmente dato una casa per me e i miei figli ero felicissima”, racconta Karen.
Ma quando arriva nell’abitazione il funzionario che si occupa della pratica la fa entrare solo in cucina e si sbriga a farle firmare tutte le carte di preso possesso. “Sono andata con mio padre che, mentre firmavo, mi diceva di aspettare, di non farlo. Ma io avevo già firmato, non capivo perché non avrei dovuto. L’impiegato del Comune di Roma, in tutta fretta, ha preso i documenti e se ne è andato”.
La casa devastata
Solo dopo aver apposto le firme Karen visita il resto dell’appartamento e si rende conto che non è agibile. “Era questo che mio padre, che fa il vigile del fuoco, voleva dirmi. Si era infatti accorto subito non solo dei problemi evidenti, ma anche di quelli meno visibili”.
Impianti elettrici e del gas fatiscenti e non a norma, così come gli allacci dell’acqua in bagno e in cucina. E poi ancora i sanitari semidevastati, con l’acqua che esce solo dalla vasca. “La casa è vecchissima, totalmente da ristrutturare”.
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Ma perché ha firmato, se suo padre le stava dicendo di non farlo? “Perché mi era stato sempre detto: ‘Quando ti daranno la casa non rifiutare mai, mi raccomando, hai 3 figli, non te ne daranno mai più un’altra, perché diranno che non ne hai bisogno’. Con questa convinzione, ho firmato. E non avendo visto cosa c’era nelle altre stanze, perché il funzionario mi ha lasciata in cucina. La casa, infatti, l’ho vista da sola. E lì ho pensato: ‘Ma che ho fatto? Perché ho firmato?’, ma ormai era tardi”.
La battaglia di Karen
La firma è stata apposta il 6 maggio di quest’anno. “Dopo i primi momenti di sconforto, ho deciso di reagire. Prima mi sono fatta fare un preventivo per capire quale potesse essere la spesa per sistemare l’appartamento. Mi hanno chiesto oltre 22 mila euro, una cifra per me impossibile. Ma alla casa non posso e non voglio rinunciare, è un diritto mio e dei miei bambini. Ho quindi preso la residenza lì e ho fatto scrivere al Comune dall’avvocato. Ora aspetto che facciano i lavori per poter andare ad abitarci, perché in quelle condizioni è impossibile farlo”.
Appartamento appena acquistato dall’Inps
Ma il Comune non ha ancora risposto. L’ente capitolino ha acquistato l’appartamento dall’Inps – non si sa se previa verifica delle condizioni interne – appena 10 giorni prima di assegnarlo a Karen. “Probabilmente lo sapevano, contando sul fatto che molta gente si fa i lavori per conto proprio e poi chiede il rimborso. Ma io non ho i soldi per farlo. Quindi che faccio? Vado a vivere in una casa inagibile? Con 3 bambini?”
Cosa chiede?
“Che facciano i lavori. Io aspetto. Dentro una stanza, anche se è scomodo e difficile. Ma devono rendere agibile quella casa. È assurdo che assegnino un alloggio in quelle condizioni. E che, in risposta, mi dicano: ‘C’è anche di peggio’. Io chiedo quello che è giusto. Guardi lei, come è ridotta questa casa. Chi ci potrebbe vivere?”