Caso Bernabè, Lotito replica al falconiere: “Questa è la Lazio, mica Cicciolina”. E intanto sul web…
Sta appassionando come un vero reality show la vicenda di Juan Bernabé, il falconiere spagnolo che per anni ha fatto volare l’aquila Olympia allo stadio Olimpico, simbolo della Lazio. Da giorni, però, il suo ruolo storico è stato messo in secondo piano da una telenovela che mischia social, privacy e decisioni drastiche, trasformando il caso in una sorta di “Grande Fratello” fuori dalla casa.
La protesi peniera… troppo hard
Tutto è iniziato quando Bernabé, reduce da una delicata operazione di protesi peniera, ha pubblicato sui social alcune foto che lo ritraevano nudo, mostrando il risultato dell’intervento. Le immagini, che hanno rapidamente fatto il giro della rete, hanno scatenato la furia del presidente della Lazio, Claudio Lotito, che non ha perso tempo: licenziamento immediato. “Questa è la Lazio, mica stiamo parlando di Cicciolina“, ha commentato Lotito senza mezzi termini durante un’intervista a La Zanzara.
L’addio a Bernabé e Olympia
Il comunicato ufficiale della Lazio è stato altrettanto severo: “Non possiamo associare il nostro simbolo storico a chi ha scelto di compiere un gesto così grave. Con effetto immediato, il rapporto è interrotto”. La decisione non ha lasciato indifferenti i tifosi, molti dei quali si sono detti rammaricati per la perdita di Olympia nelle prossime partite casalinghe.
Bernabé barricato a Formello
Bernabé, dal canto suo, non ha accettato la decisione. Ieri si è chiuso nella sua stanza a Formello, quartier generale della Lazio, e ha chiesto disperatamente perdono. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il falconiere appare profondamente scosso e isolato, sopraffatto dalle conseguenze del suo gesto.
A complicare il quadro, il chirurgo che ha eseguito l’operazione ha avanzato un’ipotesi che potrebbe ridimensionare la responsabilità di Bernabé. Secondo il medico, la pubblicazione delle immagini potrebbe essere stata un errore involontario dovuto agli effetti dell’anestesia o ai farmaci post-operatori. Una spiegazione che apre interrogativi sull’adeguatezza del licenziamento e sulla possibilità di una gestione più empatica del caso.
Social scatenati
Ma nel frattempo sui social ci sfottò si sprecano. Siti come “Supercazzola”, che mostrano la foto di Rocco Siffredi che indossa la maglia della Lazio e, con una nuova aquila, sorride beato all’interno dell’Olimpico (La Lazio presenta il nuovo falconiere di Olimpia, recita il post). E poi Gian Marco Saolini, nel cui profilo si legge “Cantante, Attore e Trasformista”, che annuncia con tanto di foto con l’aquila e la maglia biancoceleste: “Ringrazio la S.S. Lazio per avermi assunto. A partire da oggi sarò il nuovo falconiere, non vedo l’ora di far volare il mio uccello sopra l’Olimpico al prossimo match in casa”, anche se pochi giorni prima aveva postato un messaggio con la maglia della Roma. E ovviamente sotto migliaia di commenti ironici, anche se qualcuno ci ha creduto.
Ma non solo. Tante anche le vignette ironiche, in cui si prendono in giro non solo Bernabé, ma anche Lotito e la Lazio. E pure l’aquila. Tante le battute tra laziali e romanisti. Con i giallorossi che prendono in giro i cugini: sui social gira un’immagine di Olympia che sia chiede dove sia poggiata. E i laziali che ne approfittano per rispondere: “Sicuramente ‘lì’ ci sono più punti che nella classifica della Roma”.
Una vicenda che va oltre il calcio
Questa storia, oltre a sembrare surreale, solleva questioni più profonde: come bilanciare la gestione della reputazione personale e professionale nell’era dei social media? Quanto pesa la privacy in un mondo dove tutto può diventare pubblico in un attimo? E, soprattutto, dove si traccia il confine tra l’errore umano e l’intolleranza delle istituzioni?
Il caso Bernabé è più di una semplice notizia di sport: è uno specchio delle dinamiche della società contemporanea, in cui le azioni individuali si intrecciano con le reazioni collettive, mettendo in discussione il significato di dignità, perdono e responsabilità.