Caso De Angelis: la sinistra non ha capito che oggi le opinioni si possono esprimere…

marcello de angelis
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Non si placa l’aggressione delle sinistre contro Marcello De Angelis, reo imperdonabile di aver espresso delle opinioni controcorrente. Tutti chiedono – a sinistra – le sue dimissioni da portavoce della Regione Lazio. Con qualche eccezione.”Ho detto quello che penso senza timore delle conseguenze. Se dovrò pagare per questo e andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma, ne sono orgoglioso”. Lo scrive su Facebook, Marcello De Angelis, responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio, dopo le polemiche nate per un post da lui scritto sulla strage di Bologna in cui affermava di sapere “per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini”.

“Come ogni cittadino esercito il diritto a resprimere la mia opinione”

“Come ogni libero cittadino di questa Nazione – afferma oggi De Angelis nel nuovo post – ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare. E certo, non lo nego, animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l’accertamento della verità, con l’utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo. E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio”, conclude.

D’Elia (Nessuno tocchi Caino): De Angelis crocifisso e criminalizzato

“Stanno crocifiggendo Marcello De Angelis perché ha espresso la sua convinzione che è comune a quella di molti anche nell’establishment italiano e cioè che Francesca Mambro e Giusva Fioravanti non c’entrano con quella strage. È una verità che non può essere svelata perché chi osa farlo viene subito criminalizzato e bollato come depistatore”. A dirlo all’Adnkronos Sergio D’Elia, ex militante di Prima Linea, oggi segretario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, dopo le polemiche sulle dichiarazioni di Marcello De Angelis sulla strage di Bologna.

Rendere pubblici gli atti secretati sulle stragi

Sergio D’Elia ha fatto parte del comitato ‘E se fossero innocenti?’, formato da avvocati, intellettuali, giornalisti e associazioni, nato circa trent’anni fa per la ricerca della verità sulla strage di Bologna. “Era un comitato composto da personalità prevalentemente della sinistra. Personalmente penso che quel punto interrogativo vada tolto, perché per me non ci sono dubbi sull’innocenza di Mambro e Fioravanti. Sono pronto a ricredermi rispetto a quello che ho sempre pensato a una condizione, che si rendano pubblici tutti gli atti secretati sulle stragi.

Quello sulla strage fascista è uno stereotipo

Ma non credo che succederà mai perché verrebbe smentito lo stereotipo della strage fascista scolpito sulla lapide in memoria delle vittime della strage di Bologna”. E aggiunge: “In questa vicenda la ragion di Stato prevale sull’amore per la verità perché continua a essere mantenuto il segreto di Stato e perché organi dello Stato invece di cercare i veri responsabili hanno preferito offrire dei capri espiatori. Non aderisco a nessuna tesi sui responsabili, dico semplicemente che loro sono innocenti: è il mio libero e più profondo convincimento”.

Perché non fa il Dna sull86ma vittima della strage?

Ci sono sentenze passate in giudicato sui fatti del 2 agosto 1980. “Ma quante sentenze ci sono nella storia della civiltà umana con persone condannate in via definitiva e poi rivelatesi innocenti? Pensiamo a Sacco e Vanzetti giustiziati sulla sedia elettrica negli Stati Uniti e poi riabilitati dopo mezzo secolo. Pensiamo alle centinaia di esonerati dal braccio della morte negli Usa, in alcuni casi un attimo prima dell’esecuzione. Per non parlare delle decine di giustiziati poi scoperti innocenti magari attraverso l’esame postumo del Dna. E a proposito di Dna perché non lo si fa sui resti di quella che probabilmente è l’86esima vittima della strage di Bologna?”.

La presa di posizione di Pietro Sansonetti, direttore dell”Unità

Arriva poi la presa di posizione di Pietro Sansonetti, direttore dell”Unità. Quella di De Angelis “una dichiarazione discutibile se volete, io la condivido, altri no. Oltre a questo De Angelis dice che tutti sanno che sono innocenti, ma fanno finta di non saperlo. Io condivido anche abbastanza questa seconda parte della dichiarazione, ma non ha importanza: è una dichiarazione, una opinione, punto. È successa l’ira di Dio perchè non è permesso esprimere dubbi su una sentenza, e se esprimi dubbi su una sentenza sei un mascalzone fascista che deve sparire dalla circolazione.

Chiesto il licenziamento di questo giornalista per aver espresso la sua opinione

È stato chiesto il licenziamento di questo giornalista per aver espresso la sua opinione, opinione espressa tante volte in passato da Marco Pannella, da Francesco Cossiga, credo anche da Furio Colombo, da moltissime persone: perché quella sentenza di condanna di Mambro e Fioravanti non si regge in piedi, non c’è alcuna prova ai loro danni tranne la dichiarazione di un presunto pentito che  dice “Ho sentito Fioravanti dire: “Hai visto che botto, a Bologna siamo stati noi””.

Il direttore dell’Unità: Ma perché uno si deve dimettere per la sua opinione?

(…) Io non voglio neanche discutere della probabile innocenza di Fioravanti, Mambro e Ciavardini per l’attentato a Bologna del 1980: quello che mi indigna è che non si possa dire una cosa di questo genere. Sono state chieste immediatamente le dimissioni, è stato chiesto a Rocca di cacciare De Angelis: ma per che cosa? Ma perché uno si deve dimettere per aver detto la sua opinione? Ma parche uno deve essere cacciato per aver detto la sua opinione legittimissima? (…) Se davvero Rocca licenzia De Angelis è una ferita mortale per la democrazia, spero che lo difenda a spada tratta.

De Angelis è meno fascista di chi lo vuole cacciare

De Angelis è fascista? Chi se ne frega, certo è meno fascista di chi lo vuole cacciare. Non ho capito perché non possa esprimere la sua opinione. Ho visto che i capi dei partiti di opposizione hanno parlato di “ignominia”, ma cosa c’è di ignobile dire che una persona è innocente? È un atto coraggioso, non è un atto ignobile. È vero, l’opposizione in Italia è diretta da gruppi molto giovani e inesperti, da poco in politica e non conoscono bene la storia della nostra democrazia, della Repubblica, delle lotte che sono state fatte.

Le opposizioni ritirino la richiesta di dimissioni

Fare una richiesta di questo genere è l’atto più reazionario che si possa fare, non si sarebbe indignato anche Marco Pannella ma avrebbe indignato anche i capi del Pci, che pure era un partito con venature autoritarie. Ma una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta. (…) Presidente Rocca, non ci provi a licenziare De Angelis. (…) Non faccia questo passo, si rovina la reputazione. E poi un appello ai capi dell’opposizione: ritirate quella richiesta di dimissioni, è una pazzia.

Gianni Alemanno condivide il post di De Angelis

“Il coraggio di Marcello De Angelis sulla strage di Bologna”. Lo scrive l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, pubblicando il post del responsabile della comunicazione della Regione sulla strage di Bologna, sulla propria pagina Facebook. Parole, quelle di De Angelis, che hanno scatenato polemiche e attacchi da parte delle opposizioni, dal Pd al M5S, da Alleanza Verdi-Sinistra a Italia Viva-Azione, e che Alemanno sceglie di condividere sui suoi canali social, raccogliendo così l’invito di De Angelis: “A questo post non basta mettere un ‘mi piace’, dovete rilanciarlo e condividerlo”.