Catalent voleva investire 100 milioni ad Anagni: troppa burocrazia, trasloca a Oxford

Catalent, Cingolani

La fuga dal Lazio della multinazionale Catalent che voleva investire ad Anagni 100 milioni di dollari per la produzione dei vaccini è “soltanto la punta dell’iceberg. Ci sono imprenditori che attendono risposte alle loro domande di licenze anche da dieci anni. Una situazione drammatica che genera sfiducia nell’Italia. Tanto che molti imprenditori non avviano nuovi investimenti per evitare le lungaggini burocratiche”. Lo dichiara Angelo Camilli, presidente di Unindustria Lazio, in un’intervista a ‘Repubblica‘.

Sul fatto che la lenta burocrazia ha danneggiato il distretto farmaceutico del Lazio, Camilli osserva: “E’ paradossale in un momento di emergenza come questo. Da un lato dobbiamo affrontare crisi di tutti i tipi; dalla pandemia alla guerra. Dall’altro appena abbiamo un investimento ce lo facciamo scappare. Il tema della lentezza della burocrazia, soprattutto per autorizzazioni a nuovi investimenti, è quello che trattiamo da decenni. Mi sembra che non ci sia ancora la consapevolezza per migliorare questa situazione e dare tempi certi di investimenti alle imprese. Oltre a adottare sanzioni davanti alle lungaggini. Ogni giorno lanciamo grida di allarme. Abbiamo avviato un monitoraggio di quanti investimenti stiamo perdendo. Sono stati segnalati altri casi come quello di Catalent, anche se gli investimenti sono di minori dimensioni, sia agli uffici regionali sia agli uffici ministeriali sia a Confindustria”.

“Si tratta di mancate autorizzazioni per completamenti di investimenti e per quelli nuovi – conclude – Un disagio quotidiano vissuto dalle imprese. E molti imprenditori si ritirano prima di cominciare, in diversi settori dell’imprenditoria. Dopo Catalent abbiamo chiesto l’intervento del premier Draghi e del ministro Cingolani con una lettera aperta. Il 28 aprile all’assemblea di Unindustria al Teatro dell’Opera, davanti al capo dello Stato, parlerò proprio delle autorizzazioni non solo ambientali”.

Catalent non investe: quali sono le responsabilità di Zingaretti Cingolani

“Zingaretti e Buschini si svegliano tardi. Il Pd dorme sonni profondi mentre Catalent che sposta 100 milioni di investimenti da Anagni in Inghilterra per lentezze e ritardi burocratici è solo l’ultimo esempio di occasioni mancate per la nostra Provincia in termini di sviluppo economico ed opportunità occupazionale. Per colpa del Sin, Amazon non si è insediata su Patrica ad esempio. Buschini convoca il tavolo con i sindacati, peccato che questa problematica era stata fatta rilevare già tre anni fa dai Sindaci dei Comuni interessati, fu convocata una riunione in Provincia, in presenza del Ministero dell’Ambiente e la Regione e in quell’occasione facemmo rilevare come le Aziende, anche quelle esistenti, riscontravano grandi problemi per colpa del Sin e della burocrazia”. Lo dichiarano il senatore Massimo Ruspandini (Fdi), già protagonista di emendamenti, interrogazioni parlamentari sulla questione del Sin, e il sindaco di Patrica di Fdi Lucio Fiordaliso.

“Chiedemmo una circolare che snellisse e desse l’opportunità alle Amministrazioni Comunali di agevolare e velocizzare i procedimenti edilizi. La verità è che non si è fatto nulla, le istanze dei Sindaci sono state inascoltate e nel frattempo siamo stati costretti a prenderci mille responsabilità. Oggi in vista delle elezioni regionali ci si sveglia puntualmente. Buschini sa -concludono- che per ottenere un nulla osta paesaggistico in Regione servono due anni e mezzo? È quello che è accaduto ad un’azienda di Patrica per la costruzione di una semplice pensilina”.

(Nella foto, uno stabilimento Catalent e il ministro Roberto Cingolani)