Cavallo di ritorno all’Esquilino: “Se vuoi indietro il cellulare paga 50 euro”, preso un libico

macedone arrestato

Cavallo di ritorno sventato all’Esquilino. La scorsa notte, i Carabinieri della Stazione di Roma Piazza Dante su segnalazione giunta al numero di emergenza 112, hanno arrestato un cittadino libico di 23 anni, senza fissa dimora e con precedenti penali, gravemente indiziato del reato di tentata estorsione ed è stato anche denunciato a piede libero per furto aggravato in concorso, con un 19enne egiziano, senza fissa dimora e già con precedenti.

I militari sono intervenuti su segnalazione della vittima, un turista italiano in vacanza nella Capitale, derubato del cellulare, nei pressi di via Gioberti dai due stranieri, che dopo averlo urtato gli avrebbero sfilato il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni. Successivamente, la vittima resasi conto del furto è ritornata sul posto al fine di individuarli e farsi riconsegnare il cellulare, ma gli è stata chiesta la somma di 50 euro per la restituzione. I militari hanno raggiunto la vittima riuscendo a bloccare i due stranieri e a recuperare anche la refurtiva che, è stata poi riconsegnata al turista. Il 23enne è stato arrestato e trattenuto, in attesa del rito direttissimo. L’arresto è stato poi convalidato.

La tecnica del cavallo di ritorno

Il cavallo di ritorno è una forma di estorsione a tutti gli effetti. È una pratica, ovviamente illegale, che consiste nella richiesta di un riscatto al legittimo proprietario da parte di chi ha rubato qualcosa. Originariamente, con la locuzione “cavallo di ritorno” si intendeva il cavallo da nolo, ossia il cavallo preso in affitto per raggiungere una determinata destinazione da parte di chi non possedeva né una propria carrozza né un proprio cavallo. Dovendo il cavallo ritornare nel luogo da cui era partito, il suo eventuale nuovo noleggio costava meno, essendo il cavallo di ritorno più stanco e lento rispetto a quello dell’andata.

Ecco come si realizza: il malvivente entra in azione e ruba qualcosa; poi, si mette in contatto con i legittimi proprietari della refurtiva (attraverso i documenti trovati in una borsa, per esempio, o il libretto di circolazione nel caso delle automobili o dei motocicli) e chiede un pagamento in denaro in cambio della restituzione del bottino.