Centocelle, baby gang pesta a sangue un 35enne in un parco
Si trovava all’interno del parco Madre Teresa di Calcutta, nel quartiere di Centocelle, quando è stato avvicinato da tre giovanissimi. E non certo perché loro avevano bisogno di lui o per una banale richiesta di informazioni. Anzi, tutt’altro. L’uomo, un 35enne del Pakistan, è stato aggredito violentemente la sera dello scorso 30 aprile e i tre ragazzini sono riusciti a portargli via 280 euro e le cuffie dello smartphone.
Violenta aggressione a Centocelle
Il 35enne, originario del Pakistan, lo scorso 30 aprile si trovava all‘interno del parco Madre Teresa di Calcutta quando è stato avvicinato da tre ragazzini, che lo hanno aggredito. E che sono riusciti, prima di fuggire, a portargli via il denaro che aveva in tasca.
Sul posto i Carabinieri della Stazione Roma Centocelle, che hanno immediatamente avviato le indagini. E il personale sanitario del 118, che ha trasportato l’uomo al Policlinico Umberto I, dove è stato medicato e dimesso con una prognosi di 6 giorni per le lesioni riportate nella violenta aggressione. Ora, a distanza di pochi giorni, i tre baby rapinatori hanno un volto e un nome. Sì perché la vittima ha denunciato quanto accaduto e ha aiutato nelle indagini con le sue descrizioni dettagliate. Fondamentali anche le informazioni acquisite da diversi testimoni, che hanno assistito alla scena.
Rintracciati i tre baby rapinatori
Fuga breve, quindi, per i tre baby rapinatori, che sono stati rintracciati e denunciati dai Carabinieri della Stazione Roma Centocelle. Si tratta di un 18enne egiziano, senza fissa dimora e già noto alle forze dell’ordine, di un 17enne romano e di un 14enne di origini straniere, ma residente nella Capitale e con precedenti alle spalle. Tutti e tre, riconosciuti dalla vittima in sede di individuazione fotografica, dovranno rispondere del reato di rapina.
Il ‘fenomeno’ delle baby gang a Roma
Il fenomeno delle baby gang dilaga a Roma (e non solo). Sono sempre di più, infatti, i giovani protagonisti di risse, aggressioni violente, rapine finite nel sangue, addirittura spedizioni punitive. Sempre di più i giovani, armati e non, che si sentono potenti, forti, invincibili. E lo sono perché in gruppo: tutti contro uno, contro chi per loro è il ‘debole’ da distruggere.
E c’è chi, poi, filma e posta sui social, come se picchiare fosse un vanto, qualcosa di cui andare fieri. Ed ecco che le botte diventano virali, a colpi di click e like, dove realtà e virtuale si confondono.