Ciclabile sul Tevere, la Soprintendenza dice no. E il consigliere grillino si incatena
La rinnovata pista ciclabile che dovrebbe correre sugli argini del Tevere è stata sonoramente bocciata dalla Soprintendenza statale. Con una nota ufficiale, arrivata in queste ore in Campidoglio. Che per la sindaca Raggi e l’assessora ai Lavori pubblici Meleo suona come una doccia gelata. In anticipo sulla stagione estiva. L’opera era già stata oggetto di forti polemiche nelle scorse settimane. Per quella lingua di asfalto nero, stesa sopra il travertino. Ben visibile anche dai ponti che collegano le due sponde del fiume in diversi quartieri della città. Un impatto forte, che a molti e’ apparso come un pugno negli occhi. Anche se da Roma capitale si erano affrettati a chiarire che l’opera non era ancora completata. E che tutti gli aspetti cromatici e della segnaletica orizzontale, erano stati oggetto di un confronto costante proprio con la Soprintendenza.
Un confronto però, che a quanto pare non ha convinto per niente chi ha il dovere di difendere il patrimonio artistico dell’Urbe. Così è arrivata la stroncatura. Perché l’asfalto così come messo, coprirebbe una parte del travertino della pavimentazione degli argini. E andrebbe a sovrapporsi alle griglie per lo scolo delle acque. In più, tutta l’area è vincolata. Sia da un punto di vista storico architettonico che naturalistico. E senza le necessarie autorizzazioni, i lavori si devono fermare. Con il rischio che quanto già realizzato debba essere rimosso. E con la Corte dei Conti che potrebbe decidere di fare luce su tutta la vicenda. Visto che comunque, sempre di soldi pubblici si tratta. E delle tasse dei contribuenti romani.
Pista ciclabile sul Tevere: il mistero buffo della Raggi finisce in Parlamento
La bocciatura della ciclabile fa male. E il consigliere M5S Ferrara si incatena
La bocciatura della pista ciclabile sugli argini del Tevere da parte della Soprintendenza ha lasciato il segno. Perché dei 150 chilometri di corsie promesse e riservate alle bici, la giunta Raggi ne ha realizzati appena una trentina. E il collegamento lungo il fiume doveva essere un fiore all’occhiello. In realtà, questa pista c’era già, ma versava in molti tratti nel degrado e nell’abbandono. Si trattava dunque, di restaurala e metterla in sicurezza. Senza stravolgere lo stato dei luoghi. Ma la striscia nera di bitume che è apparsa quasi improvvisamente non ha convinto nessuno. Sarà liscia e comoda per le bici, ma specialmente a Roma anche l’occhio vuole la sua parte. Così perfino associazioni ambientaliste vicine al mondo delle due ruote, come Italia Nostra, avevano chiesto la revisione del progetto. Che adesso diventa un obbligo. Dopo la bocciatura della Soprintendenza statale. E le reazioni nel M5S non sono mancate. In silenzio la Raggi, mentre ‘sorpresa’ si è detta l’assessora Meleo. E il consigliere comunale pentastellato Ferrara, si è incatenato sulla ciclabile per protesta. Il problema però è che questa pista la vogliono tutti. Ma non così.
Fratelli d’Italia all’attacco
E anche Fratelli d’Italia è intervenuta sul pasticcio della ciclabile sugli argini del Tevere. Con la consigliera Rachele Mussolini, e il dirigente e componente dell’esecutivo romano Federico Rocca. “Pretendiamo che la sindaca Raggi e gli assessori Meleo e Calabrese, responsabili insieme a lei dello scempio compiuto, rispondano in toto del danno causato alla città. E che lo facciano – hanno sottolineato Mussolini e Rocca – di tasca propria. Piuttosto che, come accaduto più volte, con i soldi dei romani”.
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