Coca, crack e marijuana venduti a casa. Arrestato giovane rampollo dei boss di Spinaceto

Aveva fatto dei social il suo personale “supermercato”, dove mettere in vendita ogni tipo di droga. Crack, cocaina, hashish e marijuana. Attraverso Whatsapp messaggiava con i clienti, fissava gli appuntamenti e concludeva gli affari. Lui, 20enne “rampollo” di una nota famiglia criminale di Spinaceto, i Di Silvio. Che non si era però accorto di essere attenzionato dai Carabinieri della Stazione di Tor de’ Cenci ormai da due anni.

Il giovane, infatti, era nell’occhio del mirino dei militari dell’arma ormai da tempo. Le indagini sul ragazzo sono state avviate nell’inverno del 2019. Quando il giovane indagato, spalleggiato dai propri parenti appartenenti a una famiglia ben nota alle cronache giudiziarie, i Di Silvio, ha tentato di sottrarsi a un controllo. Mentre era in possesso di marijuana e denaro contante. Da quel momento, le attività tecniche d’intercettazione, corroborate da testimonianze di acquirenti e mirati riscontri, hanno consentito ai militari dell’Arma di documentare, dall’inverno 2019 al mese di settembre 2020, una fiorente attività di spaccio. Compiuta presso il proprio domicilio, sito nel quartiere Spinaceto. Nel contesto di appartamenti popolari di viale dei caduti della Resistenza.

La droga passata dalle grate della finestra di casa

Il 20enne risulta gravemente indiziato. Per avere ceduto droga, previ appuntamenti telefonici e tramite applicazioni di messaggistica, attraverso le inferriate poste a protezione della porta di casa. A decine di soggetti, molti dei quali minorenni, che hanno acquistato dosi di stupefacente del tipo marijuana, hashish, anche in forma di crack, e naturalmente cocaina.

I Carabinieri, a seguito della conclusione delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, in esecuzione di ordinanza applicativa di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma per i reati di detenzione e spaccio aggravato di sostanze stupefacenti, hanno arrestato il ragazzo. Che  è stato tradotto presso una struttura penitenziaria della Capitale.