Come è morto Andrea Purgatori? La procura di Roma valuta l’incidente probatorio
Si valuta la richiesta di un incidente probatorio nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma aperta sulla morte di Andrea Purgatori, il giornalista deceduto nella Capitale nel luglio scorso.
Nei prossimi giorni, a quanto si apprende, ci sarà un incontro tra i consulenti della procura e delle parti sull’attività peritale seguita all’autopsia svolta al Policlinico di Tor Vergata. Un’attività concentrata sui reperti del cervello prelevati nel corso della prima parte dell’esame autoptico che si è svolto il 26 luglio scorso e sui quali è stato disposto un esame strumentale e istologico. Nel fascicolo aperto a piazzale Clodio in seguito all’esposto della famiglia del giornalista, coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco con il pm Giorgio Orano, si procede per l’ipotesi di omicidio colposo. Nel registro degli indagati sono iscritti due medici.
Nella denuncia i familiari di Purgatori hanno chiesto che venga fatta luce sulla correttezza della diagnosi refertata al giornalista e delle cure apportate. “Rispettiamo il dolore della famiglia e rimaniamo in silenzio sicuri che gli accertamenti dimostreranno la correttezza dell’operato del professor Gualdi e del dott Di Biasi”. È quanto ha affermato l’avvocato Fabio Lattanzi, difensore dei due medici indagati.
In una nota diffusa pochi giorni dopo il decesso, la famiglia del giornalista aveva comunicato che, a seguito della denuncia presentata, “il Nas dei Carabinieri, al comando del Col. Alessandro Amadei, coordinati dai Procuratori della Repubblica Sergio Colaiocco e Giorgio Orano stanno conducendo indagini per fare luce sulla correttezza delle diagnosi e delle cure apportate al loro caro, deceduto il 19 luglio 2023 dopo solo due mesi dalla diagnosi iniziale. In particolare, hanno chiesto che venga accertata la correttezza della diagnosi refertata ad Andrea Purgatori in una nota clinica romana e la conseguente necessità delle pesanti terapie a lui prescritte, e se, a causa dei medesimi eventuali errori diagnostici, siano state omesse le cure effettivamente necessarie”.
La famiglia, rappresentata dall’avvocato Gianfilippo Cau, è difesa nel procedimento dagli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri.