Comune e Atac, arriva la mazzata del Garante. Le colonnine per pagare le strisce blu non tutelano la privacy

È arrivata una vera e propria mazzata per le casse del Comune di Roma e dell’Atac. Che saranno costrette a pagare rispettivamente la bellezza di 800 mila e di 300 mila euro. Una multa milionaria insomma. Irrogata dal Garante per la privacy. Dopo un’istruttoria condotta con il nucleo competente della Guardia di Finanza. Al centro dell’indagine, le nuove finzioni svolte e le modalità di funzionamento delle colonnine utilizzate per pagare la sosta tariffata. Nelle quali con il nuovo software, bisogna anche inserire il numero di targa della vettura. Con la possibilità di pagare le sanzioni con carta di credito.

Peccato però che nessuno si sia preoccupato di chi dovesse conservare la documentazione. Un registro elettronico con centinaia di migliaia di dati sensibili inseriti. Che per esempio, potrebbero essere in ipotesi utilizzati per monitorare le abitudini dei cittadini. Dove parcheggiano, per quanto tempo sostano in un dato luogo e altre notizie simili. Mentre la normativa sulla privacy garantisce l’anonimato. E la distruzione dei dati sensibili dopo un determinato tempo da tutti i data base.

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Il Comune non può disinteressarsi della privacy anche se da’ in appalto esterno la riscossione della sosta

In particolare è emerso che il Comune di Roma, non aveva fornito alcuna informazione sul trattamento dei dati degli automobilisti. E non aveva nominato la società Atac Spa responsabile del trattamento. Non era inoltre stato predisposto il registro dei trattamenti dei dati e tutto il progetto era stato ideato senza rispettare i principi di protezione dei dati. Come invece è richiesto dalla normativa europea. Inoltre non erano stati neppure definiti i tempi di conservazione ed il personale addetto avrebbe potuto controllare in maniera massiva e ripetuta nel tempo qualunque targa. Senza lasciare alcuna traccia. Aspetto che, chiaramente, non ha tutelato gli automobilisti. Dei quali è stato ipoteticamente possibile conoscere le abitudini ed i luoghi di sosta.

Ecco il motivo della maxi sanzione, che ha tenuto conto dell’elevato numero di cittadini coinvolti. Ma anche del fatto che Comune, Atac e concessionario (condannato esso stesso a 30 mila euro) abbiamo collaborato per cercare di risolvere il problema. Peccato però, che ormai la frittata fosse già stata fatta.

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