Consumi, l’Istat modifica il paniere: come è cambiato in cento anni, dal Carbon coke al padel

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Addio lettori e-book e tagliacapelli elettrici, porte aperte invece a lampadine smart, pasti all you can eat, corsi di calcetto e padel. Sono alcune delle modifiche annunciate dall’Istat al paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo, che viene aggiornato ogni anno, seguendo la diffusione e l’utilizzo di alcuni beni. Nel paniere del 2024 – utilizzato per il calcolo degli indici Nic (per l’intera collettività nazionale) e Foi (per le famiglie di operai e impiegati) – figurano 1.915 prodotti elementari (erano 1.885 nel 2023). Per l’elaborazione analizzate ogni mese circa 33 milioni informazioni sui prezzi provenienti dalla Grande Distribuzione Organizzata mentre 385mila sono raccolte sul territorio dagli Uffici comunali di statistica, 235mila dall’Istat direttamente o tramite fornitori di dati e più di 157mila le quotazioni dei prezzi dei carburanti del Mise.

Entrano nel conto anche polizze assicurative e prezzo del carburante

Quanto ai canoni di affitto di abitazioni private, sono circa un milione e mezzo le osservazioni utilizzate per la stima dell’inflazione. L’Istat rivede anche le tecniche d’indagine e i pesi con i quali i prodotti contribuiscono all’inflazione: nel 2024 la novità più rilevante riguarda l’impiego della banca dati di Ivass (Istituto per la vigilanza delle assicurazioni) per l’assicurazione rc auto. L’aggiornamento dei beni e servizi del paniere, ricorda l’Istat, tiene conto sia delle novità nelle abitudini di spesa delle famiglie sia dell’evoluzione di norme e classificazioni e arricchisce la gamma dei prodotti che rappresentano consumi consolidati.

Dalle mele kanzi ai corsi sportivi

Tra i prodotti più rappresentativi dell’evoluzione dei consumi delle famiglie, che entrano nel paniere 2024 vi sono gli apparecchi per deumidificazione e purificazione aria, le Lampadina smart e i pasti all you can eat, ma anche le mele kanzi e l’uva vittoria, le piastre per capelli, gli scaldaletto elettrici e alcuni corsi ricreativi e sportivi (di tennis o padel, di acquagym, di calcio e calcetto). Inoltre, è stata adeguata la modalità di calcolo dell’indice dei beni energetici. Nel 1928 l’inflazione si calcolava sui prezzi dello strutto, dei pennini e dell’inchiostro, sulle spese per affitti ma anche per le organizzazioni sindacali, per l’olio di ricino, la farina di lino e il cremor di tartaro (un lievito estratto dall’uva).

Un viaggio lungo cento anni

Sono quasi cent’anni che si usano panieri sempre più ampi per valutare l’andamento dei prezzi, ma guardare all’indietro nelle tabelle Istat è come fare un viaggio in un’Italia inevitabilmente diversa. Se la revisione 2024 inserisce fra i beni alimentari monitorati le mele kanzi e l’uva Vittoria, cento anni fa il paniere valutava una generica “frutta”, e questo è anche un indicatore della profonda trasformazione della società. Ma a colpire sono anche nomi ormai desueti, a volte incomprensibili ai consumatori moderni: si va dal Madapolam per biancheria (una tela di cotone originaria dell’omonima città indiana) al Drap nero (un tessuto di lana a pelo liscio e setoso), dalle Cheviottes per uomo (una lana fine di pecora scozzese) al Gabardine nero per donna.

Prima nel paniere c’era anche il Carbon coke e i fogli protocollo

Ma a raccontare molto dell’Italia di cento anni fa c’è anche la valutazione dei prezzi del Carbon coke per cottura cibi (una prassi decisamente poco ecologica) o della carta protocollo in riga. Negli anni successivi ovviamente la valutazione si allarga entrano le sigarette e le pentole in alluminio, e poi negli anni 50 e 60 anche le camere d’albergo e i viaggi aerei. Fino allo All you can eat. Che nell’Italia dello strutto era un’idea più o meno fantascientifica.