Contro il coronavirus è assedio al numero verde
È assedio al numero verde messo a disposizione dalla Regione Lazio dal 27 febbraio scorso per avere informazioni in più sul coronavirus. Su come comportarsi. O per denunciare uno stato febbrile che in altri tempi avremmo trascurato e che ora ci spaventa. Quelle nove cifre, 800 118 800 sono diventate molto di più di un semplice presidio medico sanitario. Rappresentano una voce amica, magari rassicurante. Gli operatori stanno svolgendo un servizio di consulenza medica, ma anche opera di supporto psicologico. La gente è impaurita, incerta e confusa. Non sa a chi rivolgersi, e il numero verde appare come una possibilità in più di salvezza dal contagio. O di speranza di guarire se si pensa di essere infetti. Sono oltre duemila ormai le chiamate al giorno da gestire, 22mila dall’inizio della pandemia. Gli operatori fanno turni massacranti ma non si lamentano. Siamo in emergenza, ma forze fresche in più sono indispensabili. Specie se il picco del coronavirus a Roma e nel Lazio non fosse ancora arrivato.
È assedio al numero verde
È scattato un vero e proprio assedio al numero verde 800 118 800 messo a disposizione dei cittadini dalla Regione Lazio per l’emergenza coronavirus. Le telefonate sono aumentate esponenzialmente negli ultimi giorni, e non più solo per sapere se e quando i propri figli potranno ritornare a scuola. Adesso la situazione è seria anche da queste parti, e i dubbi aumentano. Ho incontrato un amico che ha visto di recente un collega del nord per lavoro. Devo fare subito il tampone? Questa una delle domande più frequenti. Anche perché se non si viene dalle zone rosse e non si hanno sintomi il tampone il medico di base non lo prescrive. Già così le strutture sono sovraffollate, e bisogna scongiurare il panico a tutti i costi. Per evitare di perdere completamente il controllo della situazione.
Ho la febbre, cosa devo fare?
Ecco un’altra domanda molto frequente che i cittadini di Roma e del Lazio espongono al numero verde attivo per l’emergenza coronavirus. Ho la febbre e basta, che devo fare? Ovvio che in questo caso valga un generale principio di prudenza e di prevenzione. Stare a casa e vedere se dopo qualche giorno con una normale profilassi antipiretica la temperatura si abbassa. Prima di pensare al peggio e sottoporsi al test. Dirlo è facile, ma se si hanno in casa dei bambini o persone anziane è chiaro che la preoccupazione aumenta. E poi informazioni di servizio. Sto ritornando a casa da una delle zone ‘infettate’, a chi mi devo autodenunciare? O basta mettermi per conto mio in quarantena?
Ancora al lavoro
E poi c’è chi ancora va al lavoro, perché per esempio svolge mansioni che non possono essere eseguite a distanza. Con il telelavoro o con le conferenze telefoniche. Specialmente nel settore privato la paura di restare a casa in un momento di crisi del sistema produttivo è tanta. Ma alle volte la stessa azienda richiede certificati che i cittadini non hanno. Il titolare mi ha chiesto un certificato medico per tornare in azienda, ma non so da chi farmelo fare. Sto bene, non ho incontrato nessuno e il medico di base non può sottopormi a tampone. Tante domande, e purtroppo le risposte della scienza contro questa infezione sono ancora poche. Ma la voce amica e rassicurante di un operatore ci può togliere almeno qualche dubbio. E darci quel pizzico di serenità in più che ci consenta ancora di guardare avanti.