Coronavirus, a Roma la psicosi è già entrata nelle case

Coronavirus

Col coronavirus a Roma non si scherza più. Finito il tempo delle battutine che si credevano spiritose. Nella Capitale la psicosi è già arrivata nelle case. C’è paura. L’ingresso in Italia del virus dalla Cina spaventa. Non c’è un luogo dove non se ne parli.

Da Twitter: “Sono preoccupata…ma a #Roma sarà meglio iniziare ad usare la mascherina?”. Non è l’unica a farsi questa domanda. Nelle farmacie c’è la fila.

Già ieri pomeriggio c’è stato enorme trambusto tra l’ospedale Grassi di Ostia e lo Spallanzani, che ormai è diventata la struttura di cui tutti parlano anche per le straordinarie capacità professionali che vi operano. Lì dentro lavorano persone eccellenti. Basteranno?

Ostia, oggi si saprà se è coronavirus o no

Una donna di 54 anni che ha manifestato i sintomi della polmonite, con febbre alta e forti difficoltà respiratorie nel primo pomeriggio di ieri si è  recata presso il pronto soccorso dell’ospedale. Di corsa.

Lì i medici, dopo aver accertato i sintomi della polmonite, sono venuti a conoscenza del fatto che la donna è stata recentemente a contatto con un bambino cinese e sua nonna, entrambi rientrati dalla Cina circa due settimane fa. E si sono guardati in faccia. Anche il bimbo manifesterebbe gli stessi sintomi della donna, se pur più lievi, con problemi alle vie respiratorie e febbre; mentre la nonna sembra essere in buona salute. “Chiamiamo subito”.

I medici del pronto soccorso del Grassi, dopo aver indossato adeguate protezioni individuali, come da protocollo, hanno messo la donna in isolamento e hanno contattato lo Spallanzani. 

Intorno alle 18, l’unità medica specializzata dell’ospedale romano ha quindi disposto il trasferimento della donna tramite una particolare ambulanza di biocontenimento. Sembrava così lontano il rischio…

La paura manifestata via social da Rita Dalla Chiesa

Adesso c’è attesa per l’esito dei test e si capirà se si tratta effettivamente di coronavirus o di “semplice” polmonite. E su questo ci lavora con la consueta serietà l’equipe dello Spallanzani. Stamane ne sapremo di più. Auguri a questa donna, ma l’impressione è che sia cominciata un’avventura drammatica e magari non da lei.

Certo è che la paura incombe. Un personaggio popolare come Rita Dalla Chiesa ha espresso via social i suoi timori: “Io capisco il diritto alla privacy. Ma se tengono nascosti i nomi delle persone ‘sospette’, il contagio si allarga come un cerchio nell’acqua… Chi è entrato in contatto con quelli ricoverati, ha il diritto di saperlo, per potersi far controllare”. Quante persone comuni si stanno ponendo la stessa questione? Il mio vicino di casa è malato secondo te?

E proprio questo è il tema che va per la maggiore anche a Roma. Quanti hanno volutamente e politicamente mischiato paura e razzismo nei confronti della comunità cinese ora sono serviti. I cittadini hanno diritto a sapere come stanno effettivamente le cose. E non permettetevi più di dipingerli come xenofobi.

E dalla regione il solito “sta tutto a posto”

Da parte delle autorità politiche continui inviti a stare calmi nel nome della situazione sotto controllo, ma la sfiducia incombe. L’assessore regionale alla Sanità, D’Amato, si esibisce nel consueto “la situazione è costantemente monitorata e ad oggi non sono segnalate particolari criticità”. Un mago, indubbiamente.

Non è sufficiente, e lo diciamo con sofferenza, perché sentire tanti romani in preda al panico non fa bene. Vogliamo sapere come ci si sta attrezzando e con grande trasparenza, proprio perché non può pesare tutto sul solo Spallanzani che rischia di essere travolto di qui a poco. Ma non può trasformarsi in un pronto soccorso.