Coronavirus, agire subito e decisi. Ricordiamoci della Spagnola: dai 50 ai 100 milioni di morti (video)

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Il coronavirus sta gettando il pianeta nel panico. Soprattutto per la rapidità con la quale progredisce e per il fatto che ancora non esiste un vaccino. Ai meno giovani il coronavirus fa ricordare un’altra pandemia, conosciuta attraverso i racconti dei genitori o dei nonni: la Spagnola, che dal 1918 al 1920 mieté decine di milioni di vittime e contagiò metà della popolazione mondiale (che allora era di 1.6 miliardi di persone). Fu la più grande pandemia della storia dell’umanità. Più della Peste nera del 1347. Peggiore della Spagnola fu forse solo la Peste di Giustiniano, iniziata nel 542 d.C. a Bisanzio e finita mezzo secolo dopo, e dopo aver fatto, si dice, cento milioni di morti. E oggi il coronavirus rischia di diffondersi se il governo non farà qualcosa.

Il coronavirus può essere affrontato: basta che lo si decida

Naturalmente oggi il mondo è più attrezzato ad affrontare emergenze di questo genere, a patto che non la si prenda sottogamba, come sembra stia avvenendo in Italia. A causa del buonismo del governo, che teme di essere giudicato razzista se mette in atto misure rigorose. Il “paziente zero” della Spagnola sembra sia stato un soldato americano tornato dalla Grande Guerra in Europa. Costui nel marzo 1918 marcò visita in un forte del Kansas, accusando febbre, mal di testa, vomito. Sembrava una banale influenza, invece fu l’inizio della grande pandemia che avrebbe funesto il pianeta per oltre due anni.

La Spagnola si chiamò così perché i primi – e gli unici – giornali che ne parlarono furono quelli spagnoli, in quanto la Spagna, che non partecipò alla Grande Guerra, non aveva la censura sulla stampa. Nelle altre nazioni, a cominciare dagli Stati Uniti le cui truppe l’avevano esportata in Europa, si preferì non allarmare le popolazioni con notizie di pandemie. Secondo altre fonti, invece, il nome fu dovuto al fatto che uno dei primi a esserne colpito fu proprio il re di Spagna Alfonso XIII, che però sopravvisse.

La Spagnola si diffuse rapidamente in tutto il mondo

Così la Spagnola si diffuse rapidamente in tutti gli angoli del mondo, dal Pacifico all’Artico. Il contagio era rapidissimo, tosse e starnuti, e la mortalità elevata. In capo a un paio di giorni si moriva, e i medici erano impotenti, perché gli antibiotici non erano stati ancora scoperti e poi perché morivano medici, infermieri, autisti di mezzi pubblici, ferrovieri, tranvieri, commercianti, insomma tutte le persone a contatto con la gente.

Causa della diffusione in Europa furono anche le trincee, dove i soldati si assiepavano a migliaia a stretto contatto e in condizioni igieniche assolutamente carenti. I più colpiti furono non bambini o gli anziani, come oggi, ma i giovani dai 18 ai 28 anni. La meglio gioventù, insomma, perché erano esposti più degli altri in quanto non avevano sviluppato anticorpi tra un’epidemia e l’altra. Nessuna cura si dimostrò efficace e due anni dopo che era comparsa, scomparve misteriosamente. Al virus ovviamente si aggiunsero altre patologie e infezioni dovute alle basse difese immunitarie.

In Italia morirono 700mila persone

In Italia causò 700mila morti, ma c’è chi dice un milione, e cinque milioni di contagiati. Più delle vittime della Prima Guerra Mondiale. L’Italia contava allora 36 milioni di abitanti. Solo nel 1933 – ma era troppo tardi – gli inglesi annunciarono di aver isolato il virus dell’influenza spagnola, che era stato trovato nel furetto. Tra le persone che morirono di Spagnola ci fu Guillame Apollinaire, Erik Bernadotte, Edmond Rostand, Umberto di Savoia Aosta, Egon Schiele, Federigo Tozzi, Max Weber, mentre la contrassero ma non ne morirono il futuro presidente americano Woodrow Wilson, Mahatma Gandhi, Mustafà Kemal, futuro leader turco, Franklin d. Roosevelt, che poi sarà presidente Usa, Hemingway, Dos Passos, Kafka, e anche Ezra Pound, che la contrasse a Londra.

I virus dell’influenza mutano ogni anno, ma le mutazioni più importanti, come l’H1N1 della Spagnola si presentano ogni qualche decennio: così nel 1957 vi fu la pandemia della cosiddetta Asiatica (H2N2), di origine aviaria, che in tre anni fece due milioni di morti e il cui virus fu isolato in Cina; seguita poi nel 1968 dalla pandemia di Hong Kong, che durò un anno e causò circa un milione di vittime. E oggi il coronavirus.