Coronavirus, è Il day after del commercio romano
È un vero e proprio day after quello che sta sotterrando il commercio romano. Una città fantasma la capitale d’Italia in questi giorni. Saracinesche chiuse, strade deserte, gente che esce a testa bassa e passo veloce. Giusto per fare un po’ di spesa e scappare di nuovo a casa. Un clima surreale, e in una città che viveva per gran parte di turismo e commercio la botta si sente ancora di più. Negli alberghi siamo già al 95 per cento delle disdette, numeri da catastrofe economica. Ma per i bar e i ristoranti non va meglio. Affari ridotti fino all’80 per cento nell’ultimo mese, poi la chiusura totale dopo il decreto Conte di ieri sera. Si stima un danno economico di oltre otto milioni e mezzo di euro al giorno, dei quali oltre sei e mezzo persi dai soli ristoranti. Cifre da capogiro.
Per il commercio romano è come il day after
E’come ripartire dopo una guerra, che tra l’altro sarà ancora lunga e non si sa bene come andrà a finire. Il presidente di Federalberghi Roscioli snocciola i dati con preoccupazione. Si tratta di migliaia di posti di lavoro che rischiano di andare in fumo, senza considerare l’indotto. Serviranno interventi straordinari per ripartire, oggi è tutto fermo. Una vera rovina. Lo stato ci deve aiutare, da sola la categoria non ce la può fare. Specialmente i piccoli, quelli a conduzione familiare. Sono loro i più danneggiati.
La fuga del lusso
E anche i grandi marchi del lusso stanno chiudendo le saracinesche. Tra via Condotti, via Frattina e Piazza di Spagna c’è il deserto. Scene che non si vedevano dal tempo di guerra. E così hanno gettato la spugna La Rinascente, Richmond, Alberta Ferretti, Phillsophy, Moschino e Tiffany, solo per citare gli ultimi in ordine di tempo. Anche David Sermoneta, presidente di Federmoda, punta il dito contro il governo. Bisognava tutelare le piccole imprese, che invece vengono lasciate allo sbaraglio. Gli fa eco il segretario della CNA di Roma Stefano di Niola. Si è anche fatta confusione, spiega di Niola. Esiste un’ordinanza della Regione Lazio e poi ci sono i DPCM del governo. C’è stata incertezza su chi poteva rimanere aperto e chi no, e le mascherine non si trovavano. Ora siamo tutti chiusi, e ripartire sarà durissima. Ma non ci arrendiamo.
Cambiera’ tutto
Cambierà tutto, l’Italia era molto indietro con il telelavoro e lo smart working. Ora questo ritardo dovrà essere colmato per forza. Cambierà la struttura dell’organizzazione aziendale anche per il futuro. È vero che è un momento di sofferenza, ma anche di grande trasformazione. Vuole dare un segnale positivo Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di commercio di Roma. Prima o poi l’emergenza finirà e il tessuto produttivo dovrà ripartire. Magari con regole nuove che permettano di recuperare il tempo perduto e di guardare al futuro. Lo speriamo davvero. Adesso però la situazione è drammatica, e nei 25 miliardi stanziati dal governo contro l’emergenza coronavirus le risorse per il commercio e il turismo si devono trovare. Ne va del futuro di Roma e dell’Italia.