Corriere della droga evade dal Grassi. La penitenziaria, dateci il taser
Un pusher internazionale, corriere della droga di nazionalità sudanese, è fuggito questa mattina all’alba poco dopo le 04.00 dall’ospedale Grassi di Ostia. Dove era ricoverato da un paio di giorni. Il corriere fa parte di quelli che la polizia definisce ‘ovulatori’. Per la pratica orribile di inghiottire in partenza ovuli di plastica non digeribile, con all’interno la droga. Gli stessi involucri che poi una volta a destinazione, dovranno essere espulsi nelle feci. Come avviene per il normale cibo. E recuperati dai boss del narcotraffico. Una pratica disumana, anche perché spesso gli involucri si rompono nei lunghi viaggi. Causando la morte dei corrieri. Questa prassi è ben conosciuta dalla Forze dell’ordine, tanto che proprio al Grassi esiste un reparto dedicato. Per controllare e assistere i corrieri intercettati e arrestati fino alla espulsione del loro prezioso carico. E proprio in questo padiglione era ricoverato il sudanese. Che però è riuscito a fuggire. Sembra forzando un’anca di una porta. Visto che si tratterebbe di un uomo dalla corporatura molto robusta. E poi avendo la meglio sugli agenti che lo piantonavano. E che ovviamente per regolamento, non potevano usare l’arma in dotazione per fermarlo.
Ora sono scattate le ricerche, ma intanto il sindacato della Polizia penitenziaria è intervenuto sulla vicenda. Chiedendo a Draghi e alla ministra Cartabia di dotare gli uomini del Corpo del taser, il dissuasore elettronico. Almeno per alcuni servizi ad alto rischio, come quello appena descritto.
Portavano droga a domicilio in mezzo a frutta e verdura: due arresti
Il corriere della droga si poteva fermare con il taser. La Polizia penitenziaria ne chiede l’uso in condizioni particolari
Sul tema della fuga di questa mattina di un corriere della droga dal Grassi di Ostia è intervenuto il Segretario generale della UILPA Polizia penitenziaria Gennarino De Fazio. Che ha ribadito la necessità di dotare del taser, il dissuasore elettronico gli agenti del Corpo. Magari non nelle carceri, ma certamente per i servizi esterni più pericolosi e delicati. Quanto successo – ha spiegato De Fazio “potrebbe essere indicato come uno dei casi di scuola circa l’utilità della dotazione del taser anche per la Polizia penitenziaria. Sia ben chiaro, non chiediamo, e anzi riterremmo inutile e pericolosa e persino controproducente la disponibilità della pistola elettrica nelle carceri. Al contrario, però, pensiamo che sarebbe utilissima se non indispensabile in altri servizi. Sempre espletati dal Corpo della Polizia penitenziaria e del tutto assimilabili a quelli disimpegnati dalle forze di Polizia a competenza generale”.
“Ancora una volta pertanto – ha concluso il Segretario generale della UILPA – chiediamo al Presidente Draghi e alla ministra Cartabia l’adozione di misure concrete. Per rafforzare il Corpo di Polizia penitenziaria a partire dagli organici e dagli equipaggiamenti. Anche dotandoli, al pari delle altre Forze, del taser per peculiari servizi assicurati all’esterno delle carceri”.