Crisi politica a Pomezia, Castro non firma la sfiducia e ‘salva’ il sindaco
Niente sfiducia. La Giunta Felici, almeno per il momento, è salva. Giacomo Castro, dopo aver sentito gli attivisti della lista “Valore Civico” ha confermato quello che già pensava giovedì, ovvero di non aggiungere la sua alle 12 firme dei consiglieri pronti a sfiduciare il sindaco Veronica Felici. Sin dal primo momento, infatti, l’unico consigliere di opposizione che mancava all’appello – perché si trovava in vacanza – aveva espresso le sue perplessità all’operazione.
Probabilmente, a parte le ragioni oggettive, ha pesato la recente diatriba avuta con Pd e Movimento 5 Stelle, che avevano attaccato il consigliere in aula, quando Castro aveva pubblicato un post nel quale criticava non solo l’amministrazione, ma anche il dirigente (mettendone la foto) in merito all’acquisto per 6,5 milioni di euro – poi fortunatamente saltato – del primo “rudere” – messo successivamente in vendita a un solo milione di euro dal proprietario attraverso un annuncio.
Le motivazioni di Valore Civico
Ma, ufficialmente, ecco quali sono i motivi che hanno fatto decidere, dopo una riunione con gli attivisti durata ben 5 ore, ad andare avanti. “Il mandato è chiaro, portare la discussione relativa alla crisi nei luoghi istituzionali deputati – ovvero il consiglio comunale (e non la stanza di un notaio) – in trasparenza e davanti all’intera cittadinanza (come peraltro già chiesto in passato!) analizzando così le (vere!) motivazioni alla base di questa crisi e i futuri scenari”.
“Nessuno conosce le reali motivazioni che hanno portato i quattro consiglieri di maggioranza a firmare la propria disponibilità a dimettersi”, lamentano adesso da Valore Civico. Per Castro e i suoi le lamentele della maggioranza sarebbero tardive. “Se questi consiglieri avessero avuto finalmente questa sensibilità, prima di scimmiottare le dimissioni, avrebbero potuto proporre alle opposizioni delle azioni correttive in modo cosi da tutelare per davvero la sicurezza di oltre 700 ragazzi di questa città. Non è avvenuto nulla di tutto questo”.
“Ma vi è di più – prosegue la nota – C’è infatti il serio sospetto di una regia dietro a questo blitz per la spartizione del potere nel lungo periodo di gestione del Commissario prefettizio, da qui fino alla prossima tornata elettorale primaverile.
La Lega incontra il sindaco
Nel frattempo ieri il sindaco, anche lei tornata prima dalle ferie, ha incontrato i consiglieri della Lega. L’incontro avrebbe portato a una sorta di punto di incontro. L’azzeramento della Giunta – cosa che la lega chiede da 6 mesi (finora era stato accontentato solo Fabrizio Salvitti, che ha ottenuto il vicesindaco, con Giada Bardi) – e, colpo di scena, anche delle partecipate. Ovvero la Servizi in Comune Spa e la Socio Sanitaria Pomezia Srl. Servizi in Comune la cui gestione era stata assegnata, circa un mese fa, a Walter Bravetti.
Proposta inutile?
Ma ormai, visto quanto deciso da Castro, che di fatto ha fatto “saltare” il golpe che avrebbe fatto cadere il sindaco, la proposta di azzerare gli incarichi potrebbe essere superata. E tutto potrebbe rimanere invariato, fino alla successiva crisi.
Restano comunque fuori dalla maggioranza Arzente e Conte. Di certo c’è che in queste ore i telefoni dei politici di Pomezia sono bollenti e non di certo per il caldo. Non si sa per quanto tempo il pentolone si riuscirà a tenere con il coperchio chiuso prima che esploda di nuovo.
Le reazioni
Ora, infatti, ci si aspettano le reazioni da parte del resto dell’opposizione – che si è mostrata compatta, con tutti i consiglieri di PD e Movimento 5 Stelle che hanno firmato per le dimissioni e la sfiducia, insieme ai 4 dissidenti della maggioranza – e dei cittadini.
Saranno infatti loro, seppur impossibilitati ad agire, a giudicare se quanto deciso da Castro e i suoi sia stato giusto no, a fronte di quanto fatto in questi 15 mesi non solo dal sindaco, ma anche dall’intera amministrazione e dai singoli consiglieri. Quindi… ai cittadini l’ardua sentenza.