Caro Crosetto, sono a destra, con lo Stato e con Vannacci
Guido Crosetto, che è una brava persona, non si deve adontare per le critiche ricevute “da destra” sul caso Vannacci. Perché è normale che si difenda un militare che ha scritto un libro – non è un crimine – affermando cose largamente condivisibili. Il Msi i militari li candidava pure in Parlamento. Con senso dello Stato e della politica.
E tutto va detto con grande rispetto per la stessa figura del ministro della difesa. Sulla vicenda Vannacci c’è stato un attacco concentrico della sinistra proprio su Crosetto. Come se fosse il suggeritore delle frasi “incriminate”.
Crosetto e il caso Vannacci
L’esponente di Fdi ha una storia politica personale differente da molti che hanno militato negli anni a destra. Non gli si può certo rimproverare quel che ha detto e fatto in politica. Altrimenti bisogna rifiutarne il suo ingresso in un partito come Fdi. Che peraltro ha cofondato.
Ma anche lui deve coltivare la reciprocità senza offendersi. Perché si può essere di destra, avere senso dello Stato e difendere – che non significa condividere in toto – le opinioni del generale sotto attacco.
Fa rabbia, semmai, l’atteggiamento arrogante della sinistra, che non tollera il pensiero diverso dal suo. E ne stiamo avendo dimostrazione praticamente ogni giorno. Altro che chiedere scusa, come pretende qualcuno dal ministro. Noi vogliamo solo farlo ragionare su un sentimento comune.
Vi vorremmo difendere ogni giorno
Ecco perché ci sono voci “da destra” affatto strumentali sulla vicenda Vannacci. Perché la sensazione è – di questi tempi politicamente corretti – che se ci fosse un generale pronto a difendere l’onorificenza del maresciallo Tito o a mettere in discussione, che so, la sentenza Sofri-Calabresi o a esaltare la famiglia queer, tutto sarebbe concesso.
Viviamo una stagione in cui ci gustiamo la destra al governo dell’Italia e temiamo passi falsi che stanno più nelle azioni che nelle parole. E vorremmo poter difendere ciascuno di voi, uomini e donne di governo della Nazione, dagli attacchi di una sinistra che non trova pace. Persino da Davigo…
Non può essere un libro a rovinare il rapporto tra i vincitori delle elezioni di settembre e un popolo accorso in massa alle urne per determinare un nuovo corso in Italia.