Da Giletti il giudice Di Matteo asfalta il ministro Bonafede
Cadrà la testa di Bonafede dopo l’atto di accusa del magistrato Di Matteo? Sarebbe la conseguenza più logica dopo aver ascoltato quanto è emerso nella trasmissione di Massimo Giletti, “Non è l’Arena”.
In diretta su La7 il magistrato Di Matteo ha sferrato un attacco durissimo al guardasigilli. Particolare significativo perché Di Matteo era il beniamino dei Cinquestelle, che ora magari si scateneranno contro di lui sui social. Anche perché Bonafede ha fatto una figura davvero pessima.
Di Matteo fa a pezzi Bonafede
In pratica Di Matteo ha accusato Bonafede di avergli prima proposto la nomina a direttore del Dap – il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – e il giorno dopo avergliela rifiutata. Con le voci e le intercettazioni che minacciavano rivolte dei mafiosi in carcere se la scelta fosse caduta su Di Matteo.
La dichiarazione del magistrato è stata davvero clamorosa, al punto che il ministro della giustizia si è collegato con Giletti per farfugliare qualcosa, dando la sostanziale sensazione di arrampicarsi sugli specchi.
Bonafede ha detto che aveva proposto due incarichi, tra cui quello della direzione generale del ministero. Di Matteo, nuovamente interpellato da Giletti ha confermato con grande precisione la sua denuncia.
E adesso che farà il ministro?
E ora resta da capire che cosa accadrà dopo un fatto del genere, che ha realmente del clamoroso. Sul rapporto con magistrati come Di Matteo il movimento Cinquestelle ha tentato di costruire una propria credibilità antimafia, che è franata clamorosamente davanti alle telecamere di Giletti.
Crescerà inevitabilmente fin dalle prossime ore la polemica politica e più d’uno si troverà a chiedere le dimissioni di Bonafede da ministro. Tra l’altro si parla del capo delegazione dei pentastellati nel governo Conte. Insomma uno straordinario pasticcio che bel difficilmente potrà risolversi.
Da una parte il magistrato che i grillini hanno elevato a simbolo; dall’altra il ministro grillini fatto a pezzi da quel magistrato. Comunque vada un’ulteriore picconata alla credibilità delle istituzioni. A rimetterci è, al solito, la giustizia.