Da Palamara altre bordate su una giustizia al servizio dell’opposizione

Palamara giustizia

Un tweet dell’avv. Giuseppe Palma ci ha rimesso sulla carreggiata della giustizia riprendendo il pensiero, durissimo, dell’ex magistrato Luca Palamara. Questi, intervistato da Zona Bianca, è di nuovo entrato di forza nell’arena, spiegando bene comportamenti e danni provocati da certo senso di giustizia a senso unico.

Irrompendo così in un dibattito politico già rovente di per sé e non solo per il clima torrido dell’estate. Sulla giustizia Palamara ha usato il machete: “Storicamente, negli ultimi trent’anni, quando tutto ciò che non è di sinistra va al governo, i fatti atti del processo penale vengono utilizzati come clava per eliminare questo o quel politico di turno”.

Palamara: “Giustizia usata come clava” 

All’osservazione della cronista di Giuseppe Brindisi che si tratta di una denuncia gravissima, Palamara risponde con serenità: “Io sto dicendo quello che accade nel nostro Paese, con questa tendenza a utilizzare la magistratura come ruolo servente. Dove non arriva la politica, noi utilizziamo un’indagine – qualunque essa sia – per buttare fuori chi è stato democraticamente eletto dal popolo italiano”.

Parole come pietre, scaraventate dalla tv sulla politica italiana. Si dirà che non è una novità. Ma sentirlo affermare da chi è stato parte di quel sistema giudiziario è l’ennesima conferma della necessità di una profonda riforma del sistema.

Del resto Palamara conserva una sua coerenza: fu lui ad ammettere, da presidente dell’associazione magistrati nelle telefonate intercettate, che “Salvini ha ragione ma va colpito”.

Occorre il cambiamento anche nei tribunali

Da allora si insiste lungo questa strada e di tempo ne sta passando davvero troppo, con una politica che sembra incapace di dotarsi di una strategia non per contrastare la magistratura, ma per impedire lo straripamento di chi concepisce la funzione giudiziaria alla stregua della lotta politica.

È qui il nodo che la maggioranza di centrodestra deve attuare. Non serve lo scontro muscolare, ma la consapevolezza di aver chiesto e ottenuto dal popolo italiano la netta delega al cambiamento. Che dovrà essere finalmente riscontrato anche nei tribunali.