Da Santa Sofia a Boccea a Santa Sofia a Kiev. Ma senza armi, solo cibo e medicine…
Prima dell’invasione in Ucraina poche persone, anche a Roma, sapevano dell’esistenza di una bellissima chiesa cattolica di rito bizantino a Roma, Santa Sofia. E’ la chiesa di riferimento della comunità ucraina nella Capitale, ed è veramente bella. Fu iniziativa – il destino – di un cardinale cattolico fuggito dai gulag comunisti sovietici, Josyp Ivanovyč Slipyj, che nel 1963 inziò a raccogliere i fondi per la costruzione di una chiesa ucraina a Roma. Raccolti i fondi, l’architetto decise di edificarla sul modello della chiesa di Santa Sofia di Kiev, che risale a poco dopo l’anno Mille. Nel 1969, finita, fu consacrata da Paolo VI. Ma c’è un altro intervento del destino: Santa Sofia di Kiev – primo sito ucraino a essere dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco – deve il suo nome alla analoga cattedrale di Novgorod, che si trova in Russia.
Santa Sofia sta organizzando una raccolta di aiuti
Santa Sofia a Boccea, il stile neobizantino, contiene al suo interno mosaici bellissimi e molte opere d’arte. Quando è iniziata la crisi in Ucraina la chiesa e la sua comunità si è immediatamente attivata per raccogliere derrate alimentari, medicinali e altri aiuti da inviare nella madrepatria. Ma non armi, non ci hanno neanche pensato. Certo non ci ha pensato il rettore della Chiesa padre Marco Semehen, che racconta: “Abbiamo già fatto partire nei giorni scorsi due grossi furgoni con le prime offerte della nostra comunità. Ma non bastano: ora speriamo di riempire un tir che è appena arrivato da Leopoli e sta rientrando”. Il Tir, ci si augura pieno, dovrebbe ripartire tra due o tre giorni.
Serve tutto, dal cibo ai medicinali
Ma cosa serve? Gli ucraini romani si sono già mobilitati chiedendo alla popolazione romana e ucraina quanta più Misericordia possibile. Serve tutto: pasta, scatolame, olio di ogni tipo, conserve, tonno, ogni cibo non deperibile. E poi le medicine: Oki task, Aspirina, Tachipirina, Ibuprofene, bende, siringhe per coaugulazione del sangue, bende elastiche, antidolorifici, antinfiammatori, insulina a lunga durata, metformina, vitamine. E tutto ciò che venga in mente per supportare una popolazione che in meno di una settimana è passata da una vita normale a uno spietato assedio militare. Gli ucraini stanno inviando queste richieste a tutti quelli che conoscono tramite Whatspp,e già hanno ricevuto i primi riscontri.
L’orario d’apertura della basilica di Santa Sofia per portare gli aiuti è dalle 9 alle 18 e l’indirizzo è via Boccea 478, Roma. Telefono: 06 624 0203
(Foto: www.vatican.va)