Delirio a 5 Stelle. E per Virginia rifanno l’Inno a Venere di Lucrezio Caro

In casa Cinque Stelle a Roma ormai siamo alla follia. Tra spaccature nel Movimento, sfiduce eccellenti e idolatria del potere. Scene da basso impero, e ne vedremo ancora delle belle considerato che ci stiamo avviando a grandi passi verso la nuova campagna elettorale. Appuntamento per il quale la sindaca Raggi ha fatto capire di essere assolutamente pronta. In barba ai disastri combinati finora in città e al limite di mandato. Sul quale evidentemente conta in una generosa deroga, come ormai è prassi con i big grillini. In omaggio al vecchio motto che la legge si applica per tutti, e si interpreta per gli amici. Certo Virginia dovrà superare un percorso a ostacoli ricco di insidie, a cominciare dalla sua stessa opposizione interna. Con la presidente del Municipio VII Monica Lozzi pronta a dare battaglia. Insieme al gruppo dei Cinque Stelle dissidenti del Tiburtino e ai tanti insoddisfatti e fuoriusciti dal partito. In Consiglio comunale come in Regione. E poi ci sono i rapporti con il PD, che alla Raggi almeno a parole non ha mai fatto sconti. Senza dimenticare Carlo Calenda. Che in caso di una retromarcia dem a favore di Virginia, potrebbe anche scendere in campo direttamente a Roma. Oltre ovviamente alla voglia di riscatto del centro destra. Allora i più fedeli seguaci della sindaca hanno deciso di alzare il tiro per aiutarla. Ma stavolta forse hanno esagerato un po’. Perché è spuntata addirittura una versione rivista dell’inno a Venere di Lucrezio Caro. Siamo alla follia.

Oh Divina, per la Raggi spunta sul web a Cinque Stelle una versione dell’Inno a Venere di Lucrezio Caro. Roba che non si era vista neanche nella prima Repubblica

Oh Divina. Così attacca la prima strofa dell’Inno a Venere. Liberamente tratto dalla versione originale del poeta della Roma antica Tito Lucrezio Caro. Ma l’ode stavolta è diretta a Virginia Raggi. Un omaggio gentilmente offerto alla sindaca da alcuni suoi sostenitori. E pubblicato sul sito M5S Roma 2021-2026. Che più che un augurio suona per molti cittadini romani come una minaccia. Quella cioè di passare altri cinque anni con la stessa amministrazione pentastellata. E con la stessa sindaca. Che da parte sua sarebbe prontissima a ricandidarsi. Evidentemente però qualcuno che stravede per Virginia c’è ancora, e magari si diletta anche di poesia. Così l’anonimo ammiratore ha pensato di mettere mano a un famoso testo classico, e renderlo attuale per dedicarlo alla prima cittadina. Al tuo arrivo, la città operosa soavi fiori distende, si legge nell’ode. A te Virginia sorridono le distese del mare e rasserenato il cielo. Mentre le Fiere (i suoi nemici ndr) finalmente annegano nei rivoli vorticosi del Tevere. Perché tu sola puoi garantire ai Romani una vita serena. Questi alcuni pezzi dell’Inno, e le scuse alla memoria di Tito Lucrezio  Caro dovrebbe farle direttamente il ministro  Franceschini. Una cosa del genere sinceramente non l’avevamo mai vista. Neanche nei momenti più bui della prima Repubblica. A meno di non voler sostenere che il lockdown prolungato ha prodotto in qualche mente più fragile danni irreversibili. Molto più seri del pur temibile Covid 19. A Roma si usa un detto, stai fuori come un terrazzo. Cara Virginia, tieni a bada i tuoi fan più disturbati. Perché tra l’eccesso di fantasia e la follia il confine è sottile. E stavolta ci sembra che qualcuno lo abbia davvero superato.

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