Devasta gli ospedali di Aprilia e Latina e distrugge il suo condominio, ma 29 testimoni non bastano: 61enne torna libero

Si è recato negli ospedali – ad Aprilia e Latina – e, per non aspettare il suo turno o per essere ricoverato anche se non ce n’era bisogno, è andato in escandescenze, iniziando a distruggere i locali dei vari pronto soccorso, picchiando e minacciando medici e infermieri. Ma non solo.
Non contento, ha semidistrutto il condominio di Aprilia in cui abita, in via Guardiapasso, danneggiando più parti dell’edificio comune, rompendo alcuni vetri, rovinando l’ascensore usando anche un martello, imbrattando le scale e rompendo il cancello. Per questo, alla fine, l’uomo, un 61enne di Aprilia, è stato arrestato e portato in carcere, proprio a causa della sua pericolosità e della lunga lista di accuse. Ma ora, grazie a un cavillo, il 61enne è stato liberato.

Aprilia, aggredisce e cerca di uccidere i genitori a coltellate: arrestato 46enne
Le accuse: minacce, violenza e danneggiamenti
L’elenco delle accuse a suo carico è lungo e inquietante. Ha lanciato oggetti e liquidi dal proprio balcone, causando danni all’edificio e all’ascensore, usando un martello. Presso la Casa di Cura Città di Aprilia, si è reso protagonista di una scena di inaudita violenza: durante una visita medica, ha dato in escandescenze, ha aggredito una dottoressa, lanciandole contro una sedia, e l’ha bloccata all’interno di una stanza, arrivando persino a sottrarle la cartella clinica di una paziente che in quel momento necessitava urgentemente di una trasfusione di sangue. La situazione è degenerata al punto che la dottoressa si è dovuta rifugiare in bagno e chiamare i Carabinieri per chiedere aiuto.
Il comportamento violento non si è fermato qui. All’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina ha minacciato un infermiere, urlandogli: “Ti ammazzo!“, mentre impugnava un paio di forbici. Pochi mesi dopo, nello stesso ospedale, ha affrontato due infermieri del reparto di Chirurgia Vascolare, urlando frasi come “Vi spacco la testa! Dovete finire sotto un camion!“, con l’unico obiettivo di costringerli a ricoverarlo senza una reale necessità, ignorando la lista d’attesa di pazienti bisognosi di cure.
La scarcerazione
Nonostante la gravità delle sue azioni, la scarcerazione è arrivata per una questione burocratica: sono scaduti i termini di custodia cautelare. Il giudice Mario Larosa ha quindi disposto la modifica della misura cautelare, passando dal carcere all’obbligo di firma presso le autorità.
A spiegare il motivo della richiesta di scarcerazione è l’avvocato Antonino Castorina del Foro di Reggio di Calabria, che ha sottolineato come il suo assistito soffra di una condizione sanitaria precaria e degenerativa, che il regime carcerario non era in grado di gestire adeguatamente. Secondo il legale, il 61enne necessita di un percorso di riabilitazione fisica e mentale, che dietro le sbarre sarebbe stato impossibile da realizzare. “La detenzione in carcere non può rappresentare un elemento di rieducazione e possibile reinserimento“, ha dichiarato Castorina, sottolineando che il suo assistito ha bisogno di cure e non di un prolungato periodo di reclusione.
Intanto, il processo prosegue con 29 testimoni chiamati a chiarire i dettagli della vicenda. Un caso che lascia aperti interrogativi: un uomo con un tale passato di violenza può davvero essere gestito con una misura meno restrittiva? Il dibattito è aperto.