Diocesi di Roma senza pace: Papa Francesco silura anche il vescovo Palmieri
Arriva come un fulmine a ciel sereno la scelta di Papa Francesco di trasferire il vescovo titolare di Idassa ed Arcivescovo Vicegerente di Roma, monsignor Gianpiero Palmieri. Il 55enne prelato romano è stato infatti trasferito ad Ascoli Piceno.
Neanche una promozione come rimozione, nel più classico dei protocolli vaticani, ma un clamoroso declassamento per un prelato tra i più amati e stimati della Diocesi di Roma.
Dietro la scelta del Pontefice, non nuovo a queste mosse tumultuose, vi sono molte illazioni, ma nessuna certezza. In Vaticano tutti ormai sono rassegnati ai cambi di passo repentini di Bergoglio, sbalzi d’umore che nessuno è in grado di prevedere. Stavolta, a farne le spese è stato monsignor Palmieri, giovane, apparentemente in grande sintonia con Papa Francesco, ma ai tempi del papa argentino l’apparenza inganna.
Monsignor Gianpiero Palmieri era stato nominato dal Papa vicegerente della diocesi di Roma appena tredici mesi fa: sabato 19 settembre, esattamente ventotto anni dopo la sua ordinazione avvenuta nella parrocchia della Santissima Annunziata a via Ardeatina. A Palmieri, che era vescovo ausiliare per il settore Est, era stata conferita la dignità di arcivescovo nella sede titolare di Idassa. L’incarico di vicegerente di Roma era vacante dal 2017 e si ipotizzava che Palmieri fosse un punto fermo della Diocesi di Roma per molti anni. Invece Bergoglio ha disposto diversamente.
Monsignor Palmieri: “Dio mi ha spogliato…”
“Ci sono delle situazioni in cui Dio ci veste e altre in cui ci spoglia. Ora mi sta spogliando della Chiesa di Roma”. Lo ha sottolineato monsignor Gian Piero Palmieri dopo la nomina a vescovo di Ascoli Piceno.
“Faccio fatica a congedarmi. Le mie giornate – ha spiegato- erano fatte di volti da incontrare, di luoghi da abitare, di situazioni da accarezzare con l’immaginazione (chissà come il Signore farà crescere quella o quell’altra comunità?). Ho assistito tutti i giorni alla potenza della Parola di Dio che tocca i cuori delle persone, all’energia dello Spirito che spinge tanti a dedicarsi agli altri (specie ai poveri) e a lottare per il regno, ho partecipato con passione alla missione ecclesiale di fecondare con la parola evangelica l’aridità di tanti mondi interiori ed esteriori… Mi sono “divertito” a portare anche in ambienti molto laici o in situazioni istituzionali molto ingessate la parola semplice ed autentica del Vangelo. Congedarsi da tutto questo è difficile”.
Dall’altro lato, la gioia per l’arrivo ad Ascoli Piceno, il saluto ai fedeli che lo stanno per accogliere. “Le mie origini sono anche nelle Marche, nella città di Camerino – ha ricordato nel suo saluto alla nuova diocesi -. Una parte della mia famiglia vive ad Ascoli. Tante volte, in particolare da bambino e da ragazzo, sono venuto a passare qualche giorno dai miei parenti ad Ascoli. E così mi sono innamorato della vostra (e ora nostra) città”.