Dirty glass, tra Roma e Latina arresti eccellenti per riciclaggio di vetro e rifiuti
L’operazione ha preso il nome in codice di Dirty glass. E ha permesso di sgominare un grosso giro legato al riciclaggio del vetro e di altri rifiuti molto ben pagati. Proventi che a quanto risulta agli inquirenti sarebbero andati a diverse imprese tra Roma e il sud Pontino legate alla criminalità organizzata. Con coperture eccellenti, e in alcuni casi insospettabili. Fino a coinvolgere vertici di associazioni imprenditoriali del territorio, ufficiali dell’Arma e addirittura un impiegato della Corte dei Conti. In tutto sono finite in carcere o ai domiciliari undici persone, e adesso molti di loro dovranno rispondere di reati gravi. Dal riciclaggio di denaro al traffico illecito di rifiuti, passando per la turbativa d’asta nell’acquisizione di aziende decotte fino alla corruzione. Con l’aggravante di rapporti consolidati con i maggiori clan della mafia e della camorra attivi tra la Capitale, Latina Terracina e Sperlonga.
Corruzione, l’Antimafia sequestra quattro aziende a Latina legate al riciclaggio illecito dei rifiuti. Nei guai anche il presidente di Confartigianato locale Luciano Iannotta
Sono almeno quattro le aziende di Latina legate al riciclaggio illecito del vetro e di altri rifiuti sequestrate in seguito alle segnalazioni dell’Anticorruzione e alle indagini coordinate dall’Antimafia. Ai domiciliari sarebbe finito anche Alessandro Sessa, Colonnello dell’Arma e negli anni passati comandante della Compagnia dei Carabinieri di Latina. Lo stesso ufficiale poi passato al Noe, coinvolto nel caso Consip relativamente alla vicenda del padre di Renzi e del presunto traffico di influenze e poi prosciolto. Ma i nomi eccellenti non si fermerebbero qui. Perché secondo quanto riportato da Repubblica.it sarebbe indagato anche l’imprenditore Luciano Iannotta. Da tempo al vertice in provincia di Latina della Confartigianato.
Oltre a Iannotta nella rete sono finiti anche l’imprenditore Luigi de Gregoris, impegnato con diverse società anche nel porto di Sperlonga e Natan Altomare. Già coinvolto nell’inchiesta sulla comunità rom denominata Don’t touch ma poi uscito pulito. Ai domiciliari invece oltre al colonnello Sessa sono finiti anche l’ex comandante dei Carabinieri di Sezze e un maresciallo dell’Arma. Indagato a piede libero per corruzione infine un impiegato della Corte dei Conti.
Per gli inquirenti tutti gli indagati hanno mostrato grande capacità di relazionarsi con la criminalità organizzata
Gli inquirenti che hanno condotto l’operazione Dirty glass definiscono notevole la capacità degli indagati e degli arrestati di relazionarsi con il mondo della criminalità organizzata. In particolare per risolvere eventuali contrasti con altri imprenditori. Avvalendosi della forza di intimidazione, derivante dall’appartenenza di tali soggetti a clan autoctoni di natura mafiosa nel territorio di Latina. Un gruppo di persone potenti, che facevano affari d’oro con la malavita e amavano ostentare ricchezza. Ma per loro alla fine è arrivato l’ordine di arresto firmato dal Gip di Roma.