Disastro ambientale a Castel Porziano, scomparsi 525 ettari di pineta: “Mercato nero di matrice criminale”
Il Litorale romano sta affrontando un disastro ambientale senza precedenti, con particolare riferimento alla pineta di Castelporziano, dove negli ultimi sei anni sono scomparsi 525 ettari di area boschiva. Solo negli ultimi cinque anni, oltre 120 ettari della pineta di Castelfusano sono stati distrutti, una superficie maggiore rispetto a quella devastata dal tragico incendio del 2000.
Strage di pini dal 2018 al 2024
Il 4 luglio di 24 anni fa un incendio distrusse circa 300 ettari della pineta di Castelfusano. Dal 2018 al 2024, oltre 500 ettari di pineta dentro la tenuta presidenziale di Castel Porziano sono stati disboscati per l’attacco del coleottero scolitide (Tomicus destruens) e della cocciniglia tartaruga (Toumeyella parvicornis). Sono gli stessi agenti che negli ultimi 5 anni hanno distrutto più di 120 ettari della pineta di Castelfusano e che continuano a distruggere per la totale assenza di trattamenti fitosanitari obbligatori per legge.
Abbattimenti massicci senza una successiva ripiantumazione
Queste pinete, già gravemente danneggiate da incendi e attacchi di insetti, stanno subendo ulteriori danni a causa di abbattimenti massicci senza una successiva ripiantumazione adeguata. Questo accade nonostante le pinete siano ufficialmente protette e Castel Porziano, in particolare, sia addirittura parte della dotazione presidenziale e premiata per la sua gestione ambientale (certificazione PEFC 2021).
La messa a dimora di circa 1 milione tra alberi e arbusti
Grazie ai progetti di forestazione urbana, periurbana ed extraurbana finanziati dal PNRR, il Comune di Roma e la Città Metropolitana di Roma stanno completando la definizione de “la messa a dimora di circa 1 milione tra alberi e arbusti” su 67 nuove aree boschive (circa 40 milioni di euro). Di mezzo, il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) per la valorizzazione dell’attività vivaistica forestale urbana e periurbana, che si impegnerà a individuare “le specie arboree più adatte a sostenere le temperature più alte che ormai martorizzano la città”.
Scompare il pino domestico
Tra queste specie arboree, scompare il pino domestico, lasciando sguarnite le pinete di Castelfusano e Castel Porziano, in totale dispregio del valore storico, monumentale e urbanistico regolamentato dallo stesso Comune di Roma.
La denuncia di Labur: “Legname sfruttato per scopi energetici”
“Questo drammatico fenomeno sembra essere legato a un mercato nero di matrice criminale – denuncia Labur- che sfrutta il legname per scopi energetici, alimentato da un sistema di biomasse opaco e potenzialmente illegale. La mancanza di controllo e l’incapacità gestionale del Comune di Roma hanno permesso a questo mercato di proliferare, aggravando la situazione. Il danno ambientale è aggravato dalla gestione inefficace dell’infestazione di insetti, che, lasciata incontrollata, ha fornito un pretesto per abbattere alberi e recuperare il legno, alimentando ulteriormente questo commercio”.
La protezione del Pinus pinea
Nonostante il “Regolamento Capitolino del verde pubblico e privato e del paesaggio urbano di Roma Capitale” del 2021 sancisca la protezione del Pinus pinea (pino domestico), specie identitaria del paesaggio romano, il pino domestico viene escluso dai progetti di riforestazione finanziati dal PNRR.
Labur: “Fondi pubblici per arricchire i privati“
Un modello di degrado urbano, secondo Labur, che ha come fine ultimo l’accesso a fondi pubblici, destinati in teoria alla riqualificazione, ma che finiscono per arricchire privati, lasciando il territorio in condizioni peggiori. Una situazione in cui la crisi ambientale è sfruttata per scopi economici, a scapito della biodiversità e del patrimonio naturale della regione, configurando quello che potrebbe essere considerato uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi due secoli sul Litorale romano.