Dite a Zingaretti che le regioni non sono mascherine. Non spariscono (video)
L’Italia non è diventata rossa, le regioni non sono mascherine che spariscono. Ditelo a Nicola Zingaretti che al massimo si dovrà accontentare del doppio sganassone inflitto con la sinistra ai cinquestelle e con la destra a Matteo Renzi. Certo, una soddisfazione, ma qui sembra che il Pd sia tornato ai tempi belli. Maddechè…
La cosiddetta maggioranza di governo in realtà è sbrindellata. La gamba piddina appare in forma, ma il resto del corpaccione è abbastanza malconcio, visti i risultati elettorali degli alleati di Zingaretti. Per fare diventare rossa l’Italia ci vogliono un po’ di più di cinque regioni…
Le regioni non sono mascherine che spariscono
Ieri ho tentato di spiegarlo ad Agorà, come si può vedere nel video sotto. Ogni anno, per decenni i risultati elettorali partivano dalle quattro regioni rosse. L’Emilia Romagna e la Toscana, l’Umbria e le Marche. Donatella Tesei e Francesco Acquaroli hanno tolto le ultime due al centrosinistra con l’arma democratica del voto. E per Emilia e Toscana siamo tutti testimoni di quanto se la siano fatta sotto a sinistra per la strizza di perderle.
Le regioni non sono mascherine, vorremmo appunto dire a Zingaretti, e non spariscono. Lo sbrigativo 15 a 5 con cui Matteo Salvini ha giustamente rivendicato il consenso del centrodestra nel Paese è ancora limitativo. I numeri sono enormi: il centrodestra governa regioni che sommano 36 milioni di italiani, il centrosinistra è fermo a 24. 60 a 40, questo è il peso reale delle forze in campo.
L’opposizione guadagna e la maggioranza perde
Perché l’opposizione parlamentare porta a casa una regione in più e la maggioranza una in meno. E dove si sono uniti come in Liguria, i rossogialli hanno perso malamente.
Ma siccome Conte e compagnia non intendono mollare quel potere che detengono contro l’orientamento maggioritario della pubblica opinione, auspichiamo che il centrodestra voglia investire proprio sui governatori. Sappiamo che negli apparati prevalgono sempre le ombre, i dubbi, le gelosie, ma è il momento di irrobustire ancora di più l’offerta di buona politica al nostro popolo. I presidenti di regione “nostri” non sono passanti.
Lega e Fratelli d’Italia parlino più di coalizione che di se stessi, “usino” i governatori nei partiti: anche il loro consenso serve al progetto per l’Italia di domani.