Draghi lascia il Quirinale: la parola passa a Mattarella. Al voto il 2 ottobre (o il 25 settembre)

Draghi Putin

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha lasciato il Quirinale dopo il colloquio con il capo dello Stato Sergio Mattarella. “Chiedo di sospendere la seduta perché sto recandomi dal Presidente della Repubblica per comunicargli le mie determinazioni”. Così il premier Mario Draghi in Aula a Montecitorio. Il presidente della Camera Roberto Fico, che ha domandato a Draghi di quanto tempo avesse bisogno, ha dunque sospeso la seduta fino a mezzogiorno.

Il Consiglio dei Ministri oggi non si farà, a differenza delle ipotesi circolate ieri. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha già presentato le dimissioni in Cdm la scorsa settimana, quindi non ci sarà un nuovo passaggio, formalmente la sua decisione è stata già comunicata ai ministri.
Lo precisano fonti di Governo.

Voto domenica 25 settembre o più probabilmente domenica 2 ottobre se il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dovesse decidere di sciogliere le Camere. Per la prima data potrebbe esserci l’ostacolo della vigilia del Capodanno ebraico, quindi più probabile che si scelga la seconda opzione, anche se la data di scioglimento dovrebbe variare soltanto di un giorno.

Occorre combinare un complicato puzzle di termini per arrivare a stabilire il giorno dell’apertura delle urne. In base all’articolo 61 della Costituzione, infatti, “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni. Finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti”. A questa disposizione occorre aggiungere la norma elettorale per cui il decreto che fissa la data del voto deve essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale “non oltre il 45/mo giorno antecedente quello della votazione”.

Infine va anche considerata la disposizione relativa al voto degli italiani all’estero, che prevede che l’elenco provvisorio degli aventi diritto vada comunicato dal ministero dell’Interno a quello degli Esteri 60 giorni prima della data delle elezioni.