Droga dall’Albania a Roma, lo stupefacente ‘viaggiava’ su navi e mezzi pubblici: 27 arresti all’alba

La droga ‘viaggiava’ ovunque, anche sui mezzi pubblici. Doveva arrivare a destinazione perché il giro di affari era grosso e non poteva certo fermarsi. Un ‘sistema’ che stamattina all‘alba i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno smantellato: i militari, con una maxi operazione internazionale, stanno dando esecuzione a un’ordinanza, che dispone misure cautelari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma – su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia. Nel mirino 27 persone (20 in carcere e 7 ai domiciliari). In Italia sì, ma anche Albania e Spagna. Tutte loro sono gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, estorsione, porto di armi da fuoco nonché intestazione fittizia di beni in concorso mediante induzione in errore di pubblici ufficiali.
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Come funzionava, la droga dall’Albania a Roma
Tutto è partito da un’articolata e complessa indagine portata avanti dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Parioli, coadiuvati dalla Direzione Centrale Servizi Antidroga. Questa ha consentito di documentare come una compagine di estrazione albanese importava ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, marijuana, direttamente da Valona (Albania). Poi la droga veniva ‘smistata’ grazie all’alleanza con organizzazioni di matrice nigeriana, in ambito nazionale ed europeo, con un sistema collaudato ed efficiente che si avvaleva di mezzi di trasporto pubblici.
L’indagine è stata avviata fin dal 2018 con l’operazione ‘Tibus’ ed è proseguita anche tra gli anni 2019-2021, fino ad arrivare a oggi. Un’indagine che ha permesso di documentare come l’autostazione ‘Tibus’, vicino alla stazione Tiburtina, sia stata utilizzata come centro di smistamento nazionale e internazionale del traffico di droga. Una modalità che ha permesso, tramite pullman appartenenti a società private ignare di tutto, la massima copertura ai corrieri. Così loro potevano evitare i controlli ai valichi di frontiera e andare avanti.
Il centro di accoglienza straordinaria come luogo di stoccaggio
È stato documentato come il Centro S.P.R.A.R. (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati, ora Centro di Accoglienza Straordinaria) di Roma, via della Riserva Nuova fosse stato utilizzato come luogo di stoccaggio e ripartenza delle partite di stupefacente, ma anche come posto per ‘reclutare’ migranti nigeriani, tutti titolari di permesso di soggiorno provvisorio in attesa della definizione del relativo status).
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Il sistema smantellato, il sodalizio nigeriano e albanese
Grazie alle indagini, i Carabinieri hanno scoperto l’esistenza di un’ininterrotta operatività a Roma di due complessi articolati sodalizi criminali, caratterizzati dalla transnazionalità, uno di estrazione nigeriana e uno albanese. Quella nigeriana, stando alla ricostruzione, si occupava di reperire e acquistare ingenti quantitativi di stupefacente, marijuana, distribuendola sul territorio nazionale ed europeo. E lo faceva utilizzando per lo più soggetti molto giovani, incensurati e quasi tutti risultati in transito da centri di prima accoglienza, con lo status di “rifugiato politico”,
Dall’altra parte, quella albanese, con particolare riferimento alla città di Valona da cui sono risultati essere originari la stragrande maggioranza degli indagati, si occupava di importare ingenti quantitativi di stupefacente dal proprio Stato. La droga, come è emerso, arrivava in Italia attraverso l’utilizzo di potenti natanti, fatti sbarcare sulle coste pugliesi per essere poi traportata nella Capitale. E tutto questo tramite il meccanismo “a staffetta” di veicoli a intestazione fittizia e/o noleggiati tramite società di noleggio a lungo termine.
Le estorsioni
Nel corso delle indagini, è emerso che alcuni fornitori di nazionalità albanese sono gravemente indiziati di aver compiuto numerose estorsioni aggravate nei confronti di acquirenti di nazionalità nigeriana. Loro erano “colpevoli” di ritardare il pagamento della sostanza stupefacente. E’ stata inoltre ipotizzata la disponibilità da parte del sodalizio criminale di matrice albanese di armi da guerra. Alcuni cittadini italiani, invece, sono gravemente indiziati di essersi offerti come prestanome per l’intestazione di veicoli utilizzati per trafficare la sostanza stupefacente.
27 arresti all’alba
E così si è arrivati ai 27 arresti di questa mattina. Alcuni di questi a Valona (Albania) e nella provincia di Barcellona (Spagna) sono frutto dell’efficace collaborazione instaurata con le polizie locali. Grazie alla collaborazione con la Polizia nazionale Spagnola, soprattutto con la Comisaria General de Policia Judicial, la Brigada Provincial de Policia Judicial de Barcelona e i Grupos Operativo Especiales de Seguridad, altri arresti sono stati eseguiti nella città di Vilanova i la Geltrù, in provincia di Barcellona.
Fondamentale è stato il contributo della Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e Interpol. Una sinergia che ha portato alla maxi operazione di oggi all’alba. Durante tutta l’attività, a riscontro delle investigazioni, sono stati eseguiti 147 arresti in flagranza di reato per spaccio e detenzione di stupefacente, sequestrati complessivi 900 kg circa di marijuana, 10 kg. di “hashish” e diverse dosi di sostanza stupefacente del tipo “eroina”. E c’è stato anche il sequestro preventivo di 90.000,00 euro in contanti.