Duplice omicidio a Roma, la pista della mafia cinese: chi era la vittima Zhang Dayong

Un regolamento di conti. L’omicidio della coppia cinese in strada a Roma, all’inizio di via Prenestina, sotto i pilastri della Tangenziale, appare sempre più come una vera e propria esecuzione. Gli inquirenti ne hanno avuto il sospetto subito, non appena accertato il nome dell’uomo ucciso insieme alla sua compagna. Lui è Zhang Dayong, 53 anni, soprannominato “Asheng”.
Un nome che fa paura. Perché il 53enne sarebbe stato il referente della mala cinese a Roma. Zhang Dayong, infatti, sarebbe stato legato al boss Naizhong Zhang, noto come “L’Uomo Nero”, figura temuta per aver creato un piccolo impero nel trasporto merci su gomma e in altre attività criminali, compresa l’immigrazione clandestina e il traffico di droga.

Intrecci criminali: la malavita cinese
Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci, coadiuvati dal nucleo operativo di piazza Dante e coordinati dai PM della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, hanno spinto ora l’attenzione verso un oscuro intreccio criminale. Secondo la ricostruzione, il mandante del duplice omicidio si celerebbe nel network dei traffici illeciti gestiti dalla mala cinese in Italia.
Gli investigatori ipotizzano che l’omicidio sia il risultato di una faida interna: un regolamento di conti all’interno del clan, legato alla cosiddetta “guerra delle grucce” nel settore del trasporto e della logistica, che ha visto Zhang Dayong cadere come uno dei gregari più vicini al capo. In questo contesto, il sicario avrebbe agito per ordine della mafia cinese, portando a compimento un’esecuzione che richiama il modus operandi tipico del mondo dei rapimenti e dei traffici senza scrupoli.
Chi era Zhang Dayong
Ma chi era Asheng? Dalle prime risultanze investigative, sarebbe stato immerso in una routine criminale che lo avrebbe visto gestire comandi e rapporti di potere per l’intera cellula romana della mala cinese, un ruolo che gli avrebbe conferito una notevole influenza nella rete criminale. Gli affari sporchi, che includono prestiti a usura, intimidazioni e l’organizzazione di “bische” clandestine, formano il tessuto di un impero che si estende non solo in Italia, ma anche in Francia, Germania e Spagna. Dai racconti dei vicini, l’uomo passava gran parte della notte urlando al telefono in cinese.
Conosciuto come il braccio destro de “L’Uomo Nero” e figura di riferimento per il ramo italiano dell’organizzazione, Asheng avrebbe già avuto scontri interni, litigi violenti e comportamenti fuori dagli schemi, come l’aggressione a prostitute e scontri con altri affiliati. Un comportamento che, pur essendo stato “graziato” in passato, ora sembra aver fatto scattare il boomerang della giustizia interna al clan.
L’omicidio: 6 colpi alla testa
Le immagini delle telecamere di videosorveglianza hanno ripreso il sicario, con il volto travisato, che, dopo aver atteso l’arrivo della coppia nel pianerottolo della palazzina in cui vivevano da circa tre anni ha fatto fuoco con una pistola calibro 9, sparando sei colpi mirati alla testa che hanno colpito fatalmente Zhang Dayong e la sua fidanzata Gong Xiaoqing, 38 anni, entrambi di origine cinese.
Le vittime, colpite in pieno mentre si trovavano davanti al portone, sono morte sul colpo, accanto alla bicicletta con cui erano arrivati. Le immagini video delle telecamere della zona sono ora al centro delle indagini, per cercare di identificare chi ha sparato e per capire cosa si nasconde dietro questo duplice omicidio.