E scuola sia. Da lunedì tutti sui banchi anche nel Lazio, tra speranza e timori del contagio
Alla fine non c’è stato nessuno slittamento sulla data del 18 gennaio. E la Regione ha bollato come ‘fake news’ le notizie apparse in rete in questi ultimi giorni. Per le quali si sarebbe spostata la data del rientro fisico dei ragazzi delle superiori a scuola lunedì 25. Invece si rpartirà da domani, come deciso dal governo. E secondo le disposizioni coordinate tra il ministero della Pubblica istruzione, il tavolo tecnico e le Prefetture. Tra molte polemiche, un po’ di paura e la speranza che tutto vada bene. E che si possa riprendere una vita appena più normale, a cominciare dal ritorno in classe degli studenti. Certo le polemiche non sono mancate, e molti istituti della Capitale hanno manifestato il proprio dissenso. Soprattutto sul mancato (insufficiente?) potenziamento dei trasporti, e sulla scarsa chiarezza delle regole. Che come al solito esporrebbe presidi, direttori didattici, insegnanti e famiglie al rischio maggiore. Da qui le proteste del liceo Tasso, de Mamiani, dell’Anco Marzio e di molti altri ancora. Ma risposte diverse dalla ministra Azzolina non sono arrivate. Così mentre bar e ristoranti chiusi falliscono, i ragazzi devono assolutamente tornare in classe. Vedremo come andrà, ma intanto ecco cosa accadrà esattamente da domani. Con i nuovi orari della didattica e tutto il resto.
A scuola si ma non così. La protesta dell’Anco Marzio di Ostia spopola sul web
Domani tutti a scuola. Ma con orari differenziati e limiti alla presenza in classe
Tutti a scuola allora. Domani si ricomincia con le lezioni in presenza, anche per le superiori e anche nel Lazio. Ma con regole ben precise, che sono quelle imposte dalla legge e dai decreti emergenziali. E sotto lo stretto coordinamento delle Prefetture. Che vigileranno sul rigido rispetto delle regole. Con la Polizia locale e le Forze dell’ordine chiamati a sanzionare eventuali trasgressori. In primo luogo gli ingressi, per i quali sono previste due fasce orarie, alle 8 del mattino o alle 10. Questo per garantire un afflusso e un deflusso il più possibile scaglionati, e lasciare più liberi autobus e metropolitane. Poi la frequenza in classe, che dovrà essere garantita minimo al 50%. Con la possibilità che i diversi istituti decidano in autonomia di incrementarla fino al 75%. Altra differenza, chi sceglie il 50 svolge la didattica in cinque giorni. Ed è quello che faranno quasi tutti. Chi invece rischia per una frequenza maggiore, dovrà utilizzare anche il sabato. Sempre mell’ambito delle cinque giornate settimanali, ma per avere ore in più nelle quali diluire le frequenze. Nel caso di studenti di religione ebraica, il sabato sarà comunque garantito di riposo.
Lo ‘stress test’ del trasporto pubblico
E per usare un termine di moda lanciato in voga da un noto programma televisivo di cucina, arriverà anche il primo ‘stress test’ del nuovo anno per il trasporto pubblico locale. Con i mezzi dell’Atac affiancati dai privati, che dovranno coprire una dozzina di linee. Garantendo circa 1500 ore in più di frequenza giornaliere. Oltre alla copertura del 30% del trasporto scolastico. Un affidamento d’urgenza fatto dall’azienda di via Prenestina che ha fatto molto discutere, ma che almeno ha il merito di far lavorare pullman e società che altrimenti sarebbero rimaste con i mezzi fermi in garage. Per l’assenza totale di turismo in città causa Covid. Mentre le preoccupazioni maggiori sono forse per le metropolitane, visti gli assembramenti di questi giorni in alcune stazioni di scambio come all’Anagnina. Ci vorrà molta attenzione insomma, e un po’ di fortuna. Le scelte della politica sono queste, e non resta che sperare che almeno questa volta vada davvero tutto bene.