Elena, disabile in camper da dieci anni. Ma i centri sociali abusivi non li sgombera nessuno
La storia di Elena è di quelle che fanno male. La racconta la stessa donna a Roma Today, davanti allo sportello del centro di ascolto Asia USB a San Basilio. Elena ha 47 anni, e praticamente dal 2012 vive in camper. Una storia molto triste la sua. Fatta di emarginazione sociale e di problemi psicologici. Che le hanno fatto assegnare una invalidità al 100 per 100. Ma da allora le istituzioni l’hanno completamente abbandonata. E il comune di Roma non ha certo fatto eccezione. Prima avevo una casa, vivevo con mio marito ha spiegato la donna tra le lacrima alla giornalista che la intervistava. Facevo le pulizie e portavo il mio stipendio a fine mese. Poi ho perso il lavoro, e mio marito mi ha cacciata di casa. Mi sono ritrovata sola e persa, e non sono riuscita a reagire. Così ho iniziato a dormire in macchina e in pratica sono diventata una barbona. Mi hanno detto che nella mia condizione avevo diritto a una casa popolare e ho fatto domanda al comune. Ma sono passati otto anni, e ancora niente. Sembra proprio che per me non ci sia posto da nessuna parte. Queste le parole di Elena. Che è disabile al 100 per 100. E che ad un certo punto disperata e sola parte per la Basilicata. Dove spera di ricostruirsi una vita. Ma anche laggiù avrà solo delusioni.
Elena è disabile psichica al 100 per 100. Aspetta la casa popolare da dieci anni ma a Roma sono tutte occupate. Dai centri sociali abusivi coccolati dalla Raggi
Elena sta conoscendo una odissea senza fine. La donna di 47 anni disabile psichica ha raccontato il suo dramma a una giornalista di Roma Today. Dopo aver perso tutto a Roma mi sono trasferita per un po’in Basilicata, ha detto tra le lacrime. Ma anche lì mi sono ridotta a dormire in macchina. Poi mi è arrivata la liquidazione per il vecchio lavoro delle pulizie, circa tremila euro. E ci ho comperato un camper. Con cui sono tornata Roma. E’ un mezzo vecchio, senza acqua calda nè riscaldamento. D’inverno si muore dal freddo e d’estate non si respira. Sono stata anche recentemente operata all’utero, continua la donna. Che mostra una lunga ferita in pessimo stato. Avevo la febbre alta ma nessuno si fermava, neanche per un bicchiere d’acqua. Mi hanno salvata i volontari dell’associazione Movi Lazio. Una notte qualcuno ha anche cercato di dare fuoco al mio camper con me dentro. Allora sono scappata, ora dormo nel frusinate in un campo di un privato. Pago 300 euro per utilizzare l’acqua e per fare le lavatrici. E me ne restano altri 300 del reddito di cittadinanza per mangiare.
Solo 45 persone prima di Elena per l’alloggio popolare. Ma da dieci anni non scorre neanche un nome
Eppure una soluzione per questa povera donna ci sarebbe. Un alloggio popolare, che le potrebbe consentire di riprendere una vita normale. E di uscire dall’incubo che sta vivendo da un decennio. Lei ne ha diritto come disabile. Ed è tra i primi posti della graduatoria. Per l’esattezza al numero 79. Ma le posizioni singole davanti ad Elena sono solo 45. Purtroppo però è così da quasi dieci anni. Perchè di alloggi liberi a Roma non ce ne sono. E i pellegrinaggi davanti all’assessorato alle politiche abitative a Garbatella non hanno potato a nulla. Il motivo è semplice, aggiungiamo noi. Le case che dovrebbero andare in graduatoria sono tutte occupate. Da quei movimenti che la Raggi non sgombera. Perchè è più interessata a sfrattare quelli di Casa Pound. Così i più prepotenti e organizzati trovano l’alloggio. E raramente si tratta di cittadini italiani. O di famiglie romane in difficoltà. E la povera gente che ha diritto rimane per strada. A ingrossare la fila degli invisibili e dei disperati. Proprio come Elena. Una vergogna, e speriamo almeno che dopo questa ennesima denuncia per questa donna si muova qualcosa.