Elena Pantaleo, la campionessa di kickboxing derubata insegue il ladro: “Ho dovuto recuperare la borsa da sola”
Subire un furto due volte nello stesso posto in pochi mesi ha fatto nascere in Elena Pantaleo, campionessa di kickboxing e membro del Consiglio nazionale del Coni, una forte voglia di giustizia. Dopo che le era stato rubato lo zaino, la sera del 6 novembre in piazza della Repubblica a Roma, Pantaleo ha deciso di fare da sé, inseguendo il ladro e recuperando la refurtiva senza aspettare l’aiuto delle forze dell’ordine. La sua strategia? Usare la tecnologia: grazie a un AirTag nascosto nello zaino, Pantaleo ha potuto seguire il ladro e riprendersi i suoi effetti personali.
“Vado io”: Elena Pantaleo sceglie di agire da sola dopo l’assenza di supporto
Qualche mese prima, Pantaleo aveva già vissuto l’esperienza angosciante di un furto e, per evitare che si ripetesse, aveva deciso di nascondere un AirTag nello zaino. Al momento del furto, ha immediatamente aperto l’app di localizzazione, notando che il ladro si stava già allontanando. Così, ha cercato l’aiuto dei Carabinieri vicini: “Mi metto a correre verso i Carabinieri, faccio vedere l’app e chiedo aiuto. “Noi possiamo andare con la macchina alla posizione indicata, ma tu non puoi venire con noi e non ci possiamo prendere il tuo telefono”, racconta sui social.
““Ok ma visto che si sta muovendo se non sono con voi non riuscirete a bloccarlo.” Insisto, capisco che è inutile. “Vado sola” “No, a sto punto siamo obbligati a intervenire e tu ci devi dare i documenti così ti possiamo identificare” “non mi può lasciare correre? Dobbiamo per forza perdere 5 minuti preziosi?” Si. Fatta sta utilissima trafila con i carabinieri (che partono con una macchina verso via Torino) salgo su un monopattino e mi fiondo a Termini dove intuisco che stava andando il ladro”, prosegue.
L’inseguimento fino a Termini e il recupero dello zaino
Pantaleo ha quindi preso un monopattino e ha inseguito il ladro fino alla stazione Termini. Lì ha chiesto supporto ai militari dell’Esercito, ma anche in questo caso si è sentita dire: “Eh no, non possiamo muoverci. Tu vai, quando hai identificato il ladro torna qui e possiamo accompagnarti”. Decisa a risolvere la situazione, Pantaleo ha proseguito l’inseguimento da sola e, individuato il ladro sotto i portici di via Giolitti, ha atteso che si allontanasse dallo zaino.
“Penso di tornare dall’esercito ma in quei 3 minuti necessari potrei perderlo di vista e loro non si rimetterebbero a cercarlo. Quindi mi tengo a distanza, aspetto, lo guardo. Posa la borsa dietro a una colonna, vicino a della gente che dorme e si allontana. Cammino piano, faccio l’indifferente, la afferro e mi metto a correre col cuore a mille l’adrenalina sparata fino al cervello. Dentro c’è tutto, sono al settimo cielo, mi sento Batman. Alla fine di sta storia 3 considerazioni”.
In un resoconto finale, Pantaleo esprime l’amarezza per l’assenza di sostegno da parte delle forze dell’ordine, e riflette ironicamente: “1- Fare kickboxing mi ha dato nella vita abbastanza coraggio da inseguire i ladri nei vicoli bui, abbastanza consapevolezza da sapere che in uno scontro diretto rischierei comunque troppo e abbastanza fiato da correre fortissima.
2- Gli AirTag pezzotti sono la migliore spesa della mia vita
3- Ogni volta che dico che le forze dell’ordine in Italia sono pessime e sarebbero da riformare, mi si dice: ‘Sì, poi quando ti rapinano chi chiami?’ Eh, infatti, chi c… dovrei chiamare? A che servite?”.
In una serie di storie, Pantaleo ha concluso: “Comunque questo ‘nessuno mi ha aiutata’ sa proprio di ‘homo homini lupus. Tipo io che urlo aiuto in piazza e nessuno che mi ascolta. Gli unici a non aiutarmi e a cui avevo chiesto sono proprio le forze dell’ordine. Magari qualche passante o qualche amico sarebbe stato disponibile. Non è che romani sono tutti str*nzi e diffidenti: ci tengo a precisarlo”.