Esclusione Tony Effe dal concertone di Capodanno: dire no ai testi estremi non è censura
La polemica su Tony Effe sembra non avere fine. Il trapper romano ieri ha annunciato il suo concerto a Roma proprio per Capodanno, in risposta all’esclusione dalla scaletta del Circo Massimo voluta dal sindaco Roberto Gualtieri. Tony Effe si esibirà al Palaeur, con biglietti venduti al pubblico a prezzi calmierati. E per attirare ancora di più – oltre che per moderare le polemiche e dimostrare di essere un bravo ragazzo – con una parte dell’incasso destinato ad associazioni che combattono la violenza sulle donne.
Ma i testi delle canzoni che il trapper porterà sul palco saranno in netto contrasto con questa iniziativa. E, alla fine, saranno quelle parole che resteranno impresse nella testa dei giovani che andranno a vederlo. Ed è per questo che, secondo chi scrive, il sindaco e l’amministrazione capitolina hanno fatto bene a dire no all’esibizione di Tony Effe al Circo Massimo. In un concerto dove, a spese dei contribuenti, il messaggio che deve emergere non può essere quello che le donne possono essere trattate come oggetti. E con violenza. In un paese dove ogni giorno ci sono episodi di violenza contro le donne e dove, in media ogni tre giorni, si commette un femminicidio. L’ultimo ieri.
Un “no” giusto a Tony Effe: ecco perché
La decisione di escludere Tony Effe dal concerto di Capodanno non è un attacco alla libertà di espressione, ma una presa di posizione chiara e responsabile. Al centro della scelta ci sono i contenuti delle canzoni dell’artista, spesso criticati per la loro rappresentazione delle donne, la glorificazione della violenza e il richiamo a stili di vita in contrasto con i valori di rispetto e dignità umana.
Quando l’esclusione non è censura
Parlare di “censura” in questo caso è fuori luogo. La censura è l’impedimento di un’opinione, un blocco alla libertà di espressione. Ma Tony Effe continua a essere libero di produrre musica e di esibirsi altrove. Il Comune di Roma ha semplicemente scelto di non legare un evento pubblico, finanziato con soldi pubblici e rivolto a un pubblico eterogeneo, a messaggi che non rappresentano i valori che l’evento intende promuovere. Il concerto di Capodanno non è un palco qualsiasi: è una celebrazione collettiva che coinvolge famiglie, giovani e cittadini di ogni età. È un’occasione per trasmettere messaggi positivi, inclusivi e rispettosi, che uniscano la comunità e ispirino un futuro migliore.
Uscire dalla porta ed entrare dalla finestra?
La cosa che ci sembra strana, però, è una. Gualtieri ha detto no a Tony Effe per rimediare a un suo errore, accorgendosi del messaggio sbagliato che i testi del cantante avrebbero trasmesso al pubblico. Ma allora come mai si permette l’esibizione al Palasport, di proprietà anche comunale, visto che è gestito dall’Ente Eur, il cui presidente è il suo compagno di partito Enrico Gasbarra? Facciamo infatti presente che l’Ente Eur Spa è una società partecipata al 10% da da Roma Capitale, mentre l’altro 90% fa capo al ministero dell’Economia. E che Enrico Gasbarra è molto vicino al sindaco Gualtieri. Che sia un modo di farlo uscire dalla porta e farlo rientrare dalla finestra?
La musica influenza la società
La musica ha un impatto culturale enorme, soprattutto sui giovani. I testi di Tony Effe – come quelli di molti esponenti della scena trap – spesso descrivono le donne come oggetti, banalizzano dinamiche di abuso e glorificano comportamenti violenti. Questi messaggi non sono solo canzoni: contribuiscono a creare e normalizzare una cultura in cui la violenza, in particolare quella di genere, trova spazio.
Permettere che un artista con questo tipo di contenuti si esibisca in un evento istituzionale significa, indirettamente, legittimare un certo tipo di narrazione.
Una scelta per il cambiamento
Escludere Tony Effe dal Capodanno di Roma non è una punizione per l’artista, ma una dichiarazione forte: non c’è spazio per la violenza e la discriminazione in un evento pubblico. Deve essere un messaggio educativo, rivolto soprattutto alle giovani generazioni, per ribadire che ciò che svaluta, oggettivizza o ferisce non merita di essere celebrato.
Dicendo no, non si agisce contro un artista, ma a favore di un cambiamento culturale. In un periodo in cui la violenza contro le donne è un’emergenza sociale, questa scelta diventa un segnale di responsabilità. La cultura non è solo intrattenimento: è uno strumento per educare, sensibilizzare e costruire una società migliore. Non dare spazio a narrazioni tossiche non limita la libertà artistica, ma difende il diritto collettivo a un futuro più rispettoso e inclusivo. Un no necessario per dire sì al cambiamento.
A favore di Tony Effe sì, a favore di Ghali no
Stupisce poi che due artisti come Mahmood e Mara Sattei abbiano deciso di disertare il Concertone del Circo Massimo per solidarietà verso Tony Effe. Giustissimo, per carità, mostrarsi solidali verso un collega e amico. Ma allora perché nessuno ha mostrato empatia e solidarietà verso Ghali, accusato invece di aver usato la sua visibilità per chiedere di “fermare il genocidio di Gaza”? Per lui nessun cantante si è mosso. Anzi, sono arrivate solo critiche, tanto che l’ambasciatore israeliano lo ha accusato di aver utilizzato il palco di Sanremo per veicolare messaggi di odio.
A complicare la situazione, il comunicato della Rai, scritto dall’amministratore Roberto Sergio e letto da Mara Venier durante la puntata domenicale successiva al Festival. Il messaggio esprimeva solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica, segnando una presa di distanza ufficiale dall’appello di Ghali.
L’isolamento di Ghali e il post che riaccende il dibattito
Quello che fa riflettere è il silenzio del mondo musicale. Durante la polemica, pochi colleghi si sono schierati al fianco di Ghali, lasciandolo isolato nella bufera. Adesso Ghali, per far notare la differenza di comportamento, ha cancellato il suo profilo Instagram, lasciando solo un post, che mostra una foto della sua partecipazione a Sanremo 2024 con il pupazzo-alieno Rich Ciolino. Una sorta di monito, forse, per ricordare quanto accaduto pochi mesi prima.
Tra i commenti sotto al post, però, emergono opinioni contrastanti. C’è chi vede questa presa di posizione come una strategia mediatica per promuovere il suo nuovo disco, e chi invece la interpreta come un gesto di sostegno a Tony Effe.
I testi della discordia
Ma ecco alcuni stralci dei testi delle canzoni di Tony Effe. A voi giudicare se adatti al pubblico eterogeneo del Circo Massimo. Quella che molti giudicano una “figuraccia” di Gualtieri è forse una figuraccia di chi si è tirato indietro, dopo il no detto a Tony Effe, non capendo l’importanza dell’influenza della musica sui giovani e sul loro modo di comportarsi.
«Prendi la tua troia; Le serve una museruola. Metti un guinzaglio alla tua ragazza; Ci vede e si comporta come una troia». «La tua tipa tra i miei seguaci. Mi vede e dopo apre le gambe. La scopo e poi si mette a piangere». «Bitch ogni giorno non mi lasciano libero. Le ordino da casa come su Deliveroo». «Ti sputo in faccia solo per condire il sesso. Ti chiamo “puttana” solo perché me l’hai chiesto. Ti sbavo il trucco, che senza stai pure meglio. Ti piace solamente quando divento violento». «Lei la comando con un joystick. Non mi piace quando parla troppo. Le tappo la bocca e me la fotto». «Bionda, mi piace quando è italiana. Mora, se è sudamericana. Rossa, bella e maleducata. Basta che a letto fa la brava». «Prendo una bitch, diventa principessa. Le ho messo un culo nuovo, le ho comprato una sesta. Arriva Tony, inizia il party. Volano schiaffi e reggiseni da ogni parte. Con una sola botta faccio due gemelli. Copro la mia puttana di gioielli. Ma non sei la mia tipa, quindi niente anelli». «Sono Tony, non ti guardo nemmeno. A novanta così neanche ti vedo. Mi dici che sono un tipo violento. Però vieni solo quando ti meno».