Far West a Roma, in due mesi 3 morti e 7 gambizzati: il ‘risiko’ del clan

Il luogo della sparatoria
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Tre morti e 7 gambizzati in poco più di 60 giorni. A Roma la malavita torna a sparare e a farlo tra la gente, in ore di punta, senza paura. Con il rischio di far cadere nelle faide anche persone innocenti come la signora Caterina Ciurleo, uccisa da un proiettile vagante nella sparatoria di Ponte di Nona. La situazione romana preoccupa non poco le Forze dell’Ordine, al punto che l’Antimafia ha accesso un faro proprio su quanto sta accadendo in particolare nel quadrante sud-est della città, quello legato maggiormente ai traffici di droga.

La pista della Squadra Mobile

La pista su cui in Questura gli uomini della Squadra Mobile, diretti dal dottor Stefano Signoretti (sicuramente il maggior esperto attualmente in Italia di realtà malavitose), sta seguendo è quella della lotta tra clan per la gestione del territorio. Una sorta di Risiko che punta a ridisegnare le mappe dei clan e i quartieri da comandare. In questa battaglia si è inserita una frangia di disturbo: gli albanesi. Fino ad oggi considerati i gregari per i lavori sporchi, hanno trovato – grazie ai tanti arresti e alle decapitazioni delle famiglie storiche di mala – un’autostrada di potere che hanno deciso di percorrere.

Dove si spara e perché

Una rivoluzione legata alle rotte della droga che hanno trovato il vero core business a Roma: un mercato che muove circa due tonnellate al mese di cocaina. Nello scacchiere dei territori ci sono tre roccaforti nella Capitale: i quartieri del VI Municipio, con in testa Tor Bella Monaca, Borghesiana, Finocchio e Ponte di Nona, l’area del VII – tra il Tuscolano e la Romanina, fino ai confini dei Castelli Roma e Corviale, dove gli albanesi hanno iniziato a dettar legge.

Dopo il crollo dei Casamonica

Fino a 5 anni fa, prima della riduzione ai minimi termini del clan Casamonica, Roma aveva una divisione netta della torta tra 4 vertici criminali: uno per punto cardinale che poi, a scendere, generavano sottoclan che gestivano le varie piazze di spaccio.

Il dossier

Il riferimento, secondo un dossier che 7colli.it ha avuto modo di visionare, era quello che aveva seguito il clan Di Lauro a inizio degli anni 2000 per Secondigliano e Scampia. Il boss del punto cardinale era il riferimento per la vendita all’ingrosso della droga e poi la gestione delle piazze dello spaccio al dettaglio era delegato a boss di zona.

Gli albanesi

Gli albanesi stanno provando a cambiare le carte per sedersi ai tavoli di vertice. Ecco la rivolta e le faide in cui i clan storici hanno seguito le orme della Banda della Magliana: utilizzare i clan sinti come manovalanza per gambizzazioni, pestaggi e omicidi.

L’Antimafia

Questo scenario ha messo in allarme in Viminale che sta avendo la sponda anche della Commissione Antimafia per accendere un faro importante e dare risalto a un quadro criminale che sta ricalcando le orme della Napoli ai tempi degli scissionisti.