Femminicidio Rossella Nappini: l’assassino marocchino voleva il matrimonio con l’infermiera per diventare regolare

“L’imputato voleva il matrimonio per diventare regolare”, si è aperto così davanti alla I corte di Assise di Roma il processo per il femminicidio di Rossella Nappini, l’infermiera uccisa il 4 settembre scorso nell’androne di uno stabile in via Giuseppe Allievo, a Monte Mario.

L’assassino

Imputato è Adil Harrati, 45enne di origine marocchina, per il quale la procura ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato. Nei suoi confronti la pm Claudia Alberti contesta l’omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’avere agito per motivi abbietti e futili, con crudeltà contro una persona “a cui era legato da relazione affettiva cessata”.

Cinquantasei coltellate

L’uomo aveva colpito a morte Rossella Nappini con cinquantasei coltellate in varie parti del corpo. “L’imputato sperava nel proseguimento della relazione, si era ipotizzato un matrimonio che consentisse la regolarizzazione della posizione. La chiusura della relazione, e dunque la vanificazione dell’intento dell’Harrati, è stato uno dei motivi dell’omicidio, un delitto commesso con 56 coltellate”, ha spiegato la pm in aula replicando alla difesa dell’imputato sul punto delle aggravanti dei motivi abietti e futili e della crudeltà.