Finito il caos mascherine? Arcuri rassicura ma ci crediamo poco….

Continua il caos “mascherine di Stato”, anche se si è aperto uno spiraglio. Come è noto, dopo che fu detto che si sarebbero trovate ovunque mascherine a 50 centesimi, le predette sono sparite da farmacue e negozi vari, in quanto non c’era un atto formale da parte del governo che assicurava che nessuno ci avrebbe rimesso. Mascherine ancora difficili da trovare per i cittadini, sia in farmacia che nei supermercati. Molte segnalazioni che arrivano a Cittadinanzattiva-Tribunale del malato. Problema confermato da un doppio test realizzato dell’associazione: uno 8 giorni fa in 15 farmacie di Roma, Milano, Torino, Genova e Napoli; e uno 48 ore fa in 15 supermercati delle 5 grandi città.
Le mascherine continuano a mancare
E se una settimana fa le mascherine mancavano nel 65% delle farmacie, l’altro ieri non erano disponibili nell’80% dei punti vendita della grande distribuzione. “Ci viene detto dal Commissario straordinario Domenico Arcuri che sono state messe a disposizione decine di milioni di mascherine. Non lo mettiamo in dubbio. Ma vogliamo sapere dove sono. Per questo abbiamo chiesto e stiamo chiedendo la tracciabilità delle forniture. Pensiamo che non manchino né le risorse professionali, né le competenze, né la tecnologia perché la richiesta di tracciabilità sia messa in atto”, dice all’Adnkronos Salute Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva-Tdm.

Accordo Federfarma con Arcuri
Poche ore fa però Federfarma ha raggiunto un accordo con Arcuri. “C’è grande soddisfazione”, con qualche precisazione. “L’accordo raggiunto con il commissario Domenico Arcuri dimostra il grande senso di responsabilità dei farmacisti. Che “nonostante le accuse di speculare su questi prodotti, si sono seduti al tavolo con le istituzioni, nell’interesse dei cittadini. Lo stesso Arcuri ha sottolineato l’estraneità dei farmacisti a questo caos”, sottolinea all’Adnkronos Salute il presidente di Federfarma, Marco Cossolo. Fine delle polemiche? “Tutto è bene quel che finisce bene – risponde Cossolo – comunque ci tengo a sottolineare il nostro spirito di collaborazione, nell’interesse dei cittadini. Ora le mascherine arriveranno”.
Ma saranno sufficienti? “Lo stesso commissario Arcuri ha calcolato che ne servono 30 milioni al giorno, ma noi non siamo e non saremo gli unici a venderle”. C’è poi il problema dello smaltimento: ormai basta guardarsi intorno per vedere mascherine usate abbandonate in strada o al parco. “In effetti stiamo lavorando a una proposta per lo smaltimento delle mascherine usa e getta”, anticipa il presidente di Federfarma. “Appena pronta la presenteremo”.
I medici: mancata chiarezza e tempestività
Ma le polemiche non sono finite. “Il tema della sicurezza degli operatori sanitari è stata la principale criticità dell’emergenza pandemica causata da numerosi fattori, primo fra tutti il mancato e ritardato approvvigionamento dei dispositivi di protezione, tra cui le mascherine, per il quale non possiamo individuare una specifica responsabilità, vista la portata globale. Certo il commissario Arcuri non ha brillato per chiarezza e tempestività”. Così Andrea Filippi, segretario Fp Cgil medici, tornando sulle polemiche che hannovisto protagonista il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri per i ritardi nell’approvigionamento delle mascherine. “E’ molto grave – dice Filippi all’Adnkronos Salute – che in Italia le aziende sanitarie non fossero pronte come avrebbero dovuto per gli eventi epidemici: non avevano adeguate strutture, organizzazione e presidi”.
Arcuri: i farmacisti non ci rimetteranno
Arcuri da parte sua spiega la situazione. “Come fanno a rimetterci? Ho detto che se i distributori e i farmacisti comprano a un prezzo maggiore gli viene ristorata la differenza”. Però solo a parole. Arcutri lo ha detto in un’intervista al Corriere della Sera, rispondendo alle accuse di voler forzare farmacisti e produttori a lavorare in perdita. “Ma ora è tutto risolto – continua – ci siamo capiti e andiamo avanti insieme. Al mio arrivo a metà marzo l’approvvigionamento era faticosissimo. Noi entriamo nella crisi senza un’industria nazionale del settore. Il luogo dove si fanno mascherine è la Cina. In più, abbiamo da fare una montagna di certificati, validazioni, burocrazie. A quel punto ci tuffiamo in una guerra commerciale devastante”.
Però, come abbiamo dicumentato sarebbe bastato comprare a tempo debiti le semplicccime macchine per produrre mascherine, come ha fatto qualche imprenditore itlaiano, anziché comprale altrove.