Finocchio, dopo lo sgombero demolite le ville abusive del clan Petrov (FOTO)

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Dopo lo sgombero, è iniziata anche la demolizione delle ville costruite abusivamente e senza autorizzazione, occupate dalle famiglie dei responsabili dell’omicidio di Alexandru Andreas Ivan. Le operazioni di demolizione, svolte dalle autorità, mirano a contrastare il fenomeno delle costruzioni illegali e l’occupazione abusiva di immobili in aree in cui non sono permessi insediamenti edilizi.

Blitz alle prime luci dell’alba

Un blitz partito alle prime luci dell’alba, coordinato dalla Prefettura di Roma, mirato allo sgombero e alla demolizione di sei edifici costruiti abusivamente dal clan Petrow-Petrov in via di Costamagna, nel quartiere Finocchio, alla periferia sud-est della Capitale.

Clan al centro delle indagini per l’omicidio di Alexandru

Il clan, noto alle forze dell’ordine per il suo coinvolgimento nel traffico di droga, è al centro delle indagini per il brutale omicidio di Alexandru Andreas Ivan, avvenuto la notte del 13 gennaio 2024 presso la fermata della Metro C “Pantano”. Tre dei quattro uomini accusati di essere coinvolti nel delitto sono membri di questo gruppo e attualmente sono detenuti, grazie alle indagini condotte dai Carabinieri del Gruppo di Frascati sotto la guida della Procura di Velletri. Attraverso una combinazione di violenza e ostentazione di lusso, il clan aveva cercato di replicare il modello di potere e intimidazione dei Casamonica, una delle famiglie criminali più note di Roma. Grazie alla loro spietatezza e all’imposizione del terrore, erano riusciti a consolidare la loro influenza nella periferia est della capitale, tra via Rocca Cencia e la borgata Finocchio.

Ville abusive con arredi lussuosi

Le loro abitazioni, costruite abusivamente e lussuosamente arredate, erano più che semplici edifici: rappresentavano simboli del loro potere, ben visibili e protetti da sistemi di sorveglianza, muri imponenti e cancelli elettrici. Questa ostentazione di ricchezza e l’atteggiamento intimidatorio non erano solo un modo per consolidare il loro dominio territoriale, ma anche per inviare un messaggio di forza alla comunità circostante, emulando lo stile dei Casamonica nel controllare e incutere timore sul territorio.

Identificate venti persone

L’operazione, di proporzioni significative, ha così coinvolto oltre ai carabinieri anche polizia di Stato, vigili del fuoco, polizia locale e i servizi sociali, portando all’identificazione di venti persone, inclusi sette minori, suddivise in quattro nuclei familiari. Le abitazioni, fortificate con alte mura di cinta, cancelli elettrici e sistemi di sorveglianza, erano oggetto di ordinanze di demolizione già dal 2013, emesse dal VI Municipio Torri. Tuttavia, l’effettiva esecuzione degli abbattimenti è stata possibile solo ora, grazie all’intervento del presidente del municipio, Nicola Franco, e al finanziamento di 300mila euro messo a disposizione dalla Regione Lazio, finalizzato a contrastare l’abusivismo edilizio nella zona.

Rocca (Regione Lazio): “Ripristinata la legalità”

“Il nostro obiettivo è e sarà sempre il ripristino della legalità – ha commentato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca – Ringrazio le forze dell’ordine per il supporto. Saremo sempre al fianco di istituzioni e amministratori locali per rendere i nostri territori luoghi più sicuri e decorosi“.

Nicola Franco: “Portiamo a conclusione l’iter, avviato nel 2013”

Una grande giornata per la legalità, una vittoria da parte delle istituzioni unite che hanno dimostrato che lo Stato non teme di essere forte con i forti – ha dichiarato il presidente del VI Municipio, Nicola Franco – Portiamo a conclusione l’iter, avviato nel 2013, rimasto impantanato per mancanza di fondi. Ringrazio le forze dell’ordine, tutte le istituzioni coinvolte, il prefetto di Roma, Lamberto Giannini, il Questore di Roma, Roberto Massucci, il comandante provinciale dei carabinieri, Marco Pecci, il dirigente del commissariato Casilino Nuovo, Massimo Marino, che ha coordinato le operazioni”.

L’abusivismo nella comunità “sinti”

Non è la prima volta che le autorità intervengono per contrastare l’abusivismo nella comunità “sinti” di Roma est. Solo pochi mesi fa, in via Casalincontrada, erano state sgomberate altre abitazioni occupate dalla famiglia Goman: tre appartamenti, in cui vivevano nove persone, tra cui minori.