Fiumicino, al via alla bonifica della “Terra dei fuochi”: la discarica di rifiuti tossici che impedivano anche l’atterraggio degli aerei

Aveva trasformato un terreno di circa 18 ettari a Fiumicino in una mega discarica abusiva, dove veniva sversato materiale altamente inquinante. E lei, una donna di 53 anni, aveva stabilito tariffari, con costi che andavano da 500 a 1500 euro per chiunque volesse scaricare in maniera illecita. E in 10 anni aveva trasformato quell’area in una vera e propria bomba ecologica, al punto da far conoscere la zona come una nuova “terra dei fuochi”. Ma adesso la bonifica dell’area contaminata ha finalmente preso il via.
Un terreno che per anni ha addirittura minacciato il regolare atterraggio degli aerei a causa dei fumi tossici che si levavano, ora sta per cambiare volto. Dopo quasi un anno di indagini, culminate con la condanna di un’archivista della Regione Lazio per disastro ambientale, la sinergia tra diversi enti – dalla Polaria dell’Aeroporto di Fiumicino al Dipartimento Ciclo dei Rifiuti, dalla Prevenzione e Risanamento degli Inquinamenti nella persona del funzionario Luisa Frattini, fino all’Ama e al gruppo della Polizia Locale Marconi di Roma Capitale – si è concretizzata in una bonifica che, pur stimata in migliaia di euro, promette di liberare l’area dalla sua eredità tossica.

La storia della discarica
Il sito, un tempo trasformato in una mega discarica abusiva, si estende su circa 18 ettari lungo la via Portuense, al confine tra Roma e Fiumicino. Le indagini hanno portato a scoprire come agiva una 53enne, dipendente della Regione Lazio. Il terreno veniva sfruttato per scaricare rifiuti pericolosi, di volta in volta incendiati per far spazio a ulteriori scarichi. Per anni, camion hanno riversato materiale altamente inquinante, causando danni irreparabili alle falde acquifere e, a causa dei fumi tossici provocati dagli incendi, impedendo agli aerei di atterrare.
La bonifica
Il quadro, reso ancor più complesso dalle minacce e dalle connivenze con realtà criminali, richiede ora un intervento coordinato per rimuovere rifiuti chimici, vernici, rottami e ogni tipo di spazzatura contaminante. L’operazione di bonifica, intrapresa dopo un blitz conclusosi a gennaio 2024 che ha visto il sequestro di casolari, automezzi e persino animali in condizioni critiche, non è semplice. Ed è sicuramente molto costosa. Ma deve essere assolutamente fatta.
Una morte sospetta
Parallelamente alla bonifica, prosegue da parte degli inquirenti un’indagine che potrebbe collegare l’inquinamento del sito alla morte del fratello della donna, che solleva interrogativi su ulteriori responsabilità. La donna, intanto, è stata condannata a 4 anni e sta scontando la pena attraverso gli arresti domiciliari.