Foibe ed esuli, spazzata via la congiura del silenzio: il dramma ricordato in tutta Italia
Dopo quasi ottant’anni finalmente è stato abbattuto il muro del silenzio sulle foibe e sull’esilio dei profughi istriani. Per decenni, solo poche voci isolate gridavano nel deserto per far conoscere uno dei drammi più atroci del Novecento. Una sparuta pattuglia di politici e giornalisti, emarginati, parlavano e scrivevano testardamente di quei fatti, ma inascoltati da un’opinione pubblica lobotomizzata dalle democrazie vittoriose che non volevano disturbare il conducente. Solo Giorgio Almirante e i suoi instancabilmente tenevano comizi su quelle tragedie, convegni, andavano a visitare i campi profughi, in particolare quello di Napoli, dove i nostri compatrioti erano relegati nell’indifferenza quando non nell’ostilità della popolazione, fomentata dalle sinistre amiche di Tito.
Giorno dopo giorno, la verità è finalmente emersa
Ma giorno dopo giorno, anno dopo anno, attraverso libri, articoli, interventi negli enti locali, pian piano la verità è emersa, e oggi tutti gli italiani sanno cosa accadde ai loro fratelli, gettati vivi nelle depressioni carsiche del Balcani e dimenticati dal mondo che non voleva urtare i sovietici e gli jugoslavi. Allora eravamo isolati, emarginati, additati come fascisti noi che parlavamo di queste cose, che cercavamo di riattivare la memoria collettiva del nostro Paese, ma la verità dei vincitori era una sola, omogenea, indiscutibile: c’erano i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, categorie che si vorrebbero imporre anche nei conflitti odierni. Ma non è così: i buoni e i cattivi ci sono da entrambe le parti, ma certo le vittime delle foibe e degli annegamenti non erano tra i cattivi.
Mattarella denuncia l’oblìo sulla vicenda, ma la Dc col Pci ne furono i principali responsabili
Persino il presidente Mattarella ha denunciato la congiura del silenzio e il colpevole oblìo calato sulla vicenda subito dopo la guerra, dimenticando però che prorpio il suo partito di allora, la Democrazia Cristiana, fu tra i principali artefici, insieme con il Partito comunista italiano, di quella caligine barbara che narcotizzò le coscienze. E oggi tutti, tranne pochi negazionisti reazionari, celebrano e ricordano le foibe e l’esodo, grazie anche alla legge del governo Berlusconi che istituì la Giornata del Ricordo nel 2004. Questo non ridette certo le case e i beni ma soprattuto i ricordi alle centinaia di migliaia di italiani costretti a fuggire dalla loro Patria per venire in un’altra Patria, ostile e che li accettava malvolentieri. Ma tutto passa.
Il caso di Manziana, che nel 1996 votò la prima risoluzione sulle foibe
E oggi anche a Manziana, piccolo comune in provincia di Roma, l’amministrazione ha voluto celebrare meritoriamente la Giornata del Ricordo. Perché citiano Manziana? Perché questo comune fu un precursore della Giornata del Ricordo e come si svolsero quei fatti dà l’esatta radiografia di come erano sentite le cose fino a pochi decenni or sono. Nel 1996 l’amministrazione comunale infatti votò una risoluzione, primo tra tutti i paesi del Lazio e tra i primi in Italia, in cui si inpegnava l’amministrazione stessa a chiedere al governo di istituire una giornata in ricordo di quelle vittime italiane. La risoluzione passò, ma l’opposizione di sinistra non la votò, adducendo come scusa – ma non lo era poi del tutto – che di foibe non avevano mai sentito parlare. Ed era prorio così.
Troppi si girarono dall’altra parte
Stamattina nella casa comunale c’era una conferenza del professor Settimio La Porta, con accompagnamento musicale di Mauro Menegazzi, nel corso della quale si raccontavano quegli tristi eventi storici. Alla conferenza, organizzata dal sindaco Alessio Telloni che guidava alcuni componenti della sua maggiornza, hanno partecipato alcuni cittadini e i consiglieri di opposizione comunale. Una doverosa iniziativa, dalla quale però mancavano troppe persone che sui social – e solo lì – parlano a sproposito di politica: poi, quando la politica c’è da farla in prima persona, fuggono. E probabilmente sono come gli stessi che in questi ottant’anni si sono girati dall’altra parte per non ricordare il sacrificio dei nostri compatrioti.