Forlanini, chiamiamo quelli di Wuhan per riaprirlo
Nessuno può permettersi di restare insensibile di fronte all’appello per riaprire il Forlanini. A partire da quell’eterno impiastro dell’assessore alla sanità della regione Lazio, Alessio D’Amato. Persino alla Raggi – che si era detta favorevole a riutilizzare una struttura chiusa da anni – il delegato di Zingaretti ha risposto nel solito modo violento e terribilmente arrogante: “Proposta strampalata e senza senso”.
Una vergogna. Perché ci vuole anche capacità di comprendere la domanda e saper motivare la risposta. O dobbiamo chiamare quelli di Wuhan, che un megaospedale (vedi nella foto la nuova struttura cinese sotto il Forlanini) lo hanno costruito in dieci giorni? A D’Amato e al suo principale non dovrebbe dispiacere.
Forlanini: fanno prima a Wuhan…
Invece l’assessore abituato a offendere chi non si inchina al suo cospetto dice che ci vorrebbero anni. Lo riferiremo ad un altro suo alleato, il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi, che proprio ieri affermava testualmente: “Il nuovo super commissario agli acquisti sanitari Arcuri si occupi subito della riapertura del Forlanini. Secondo pareri medici si possono creare 50 posti di terapia intensiva in 15 giorni. Proprio il lavoro per un commissario. Sarebbe un grande aiuto per Roma e Lazio. Ora fare presto”.
Occhio, Anzaldi, che D’Amato ti manda le guardie. Come ti permetti, pure tu strampalato e insensato…
Eppure, quando Conte ha presentato in diretta Facebook la nomina di Domenico Arcuri, ha parlato di terapia intensiva. Quando in regione – ieri abbiamo sentito diversi esponenti di vari fronti della Pisana – parlano dei tempi, sottovalutano un dato: siete sicuri, dopo tante minimizzazioni, che questo coronavirus lo abbatteremo tanto presto?
Larga parte di Roma sollecita risposte meno superficiali. Quella struttura – anche se non ha torto Zingaretti quando confida ai suoi amici il degrado attuale del Forlanini – può essere riutilizzata se solo lo si vuole. E il governo ci mette i soldi e i pieni poteri del neo commissario. Non vogliamo correre appresso a chi parla di speculazioni immobiliari sull’area che si vanificherebbero. Sappiamo chi ha senso istituzionale e chi no nella giunta della regione Lazio.
Dilaga il pessimismo
Nostre fonti ci hanno confermato il pessimismo che dilaga: “A Roma adesso sta per arrivare il picco del virus…hanno ampliato l’emergenza di circa una settantina di posti letto… insufficienti… negli ospedali sono appena arrivati i dispositivi di protezione, mascherine comprese, ma la distribuzione la faranno nei prossimi giorni che esploderà il caos”.
È vero tutto questo? O sono sempre argomenti strampalati? Quando poi parla un grande della sanità come il professor Massimo Martelli ci si dovrebbe inchinare, assessore D’Amato, e portare tanto rispetto a chi ha salvato una marea di vite umani, versando lacrime quando non ci riusciva.
Fermate il cinismo
Non si sconfini nel cinismo. Il Forlanini può rappresentare anche un simbolo di resistenza al coronavirus. Lo Spallanzani da solo – se le previsioni sono quelle che si sussurrano nei corridoi – potrebbe non farcela. Men che meno il Columbus.
Se il contagio nei prossimi giorni rimane contenuto è un bene; se invece esplodono le incubazioni ed aumentano i contagiati e i positivi, allora sarà un bel casino e si allungheranno i tempi del ripristino della normalità.
Non serve inalberarsi. Ma forse è la momentanea assenza del governatore che porta alcuni a straparlare. La tensione c’è tutta, e nessuno lo nega. Ma è il tempo dell’umiltà e dell’ascolto. Perché altrimenti il conto lo portano a voi.
Perché al popolo sono state raccontate tante bugie sul passato perché non c’è molto da dire sul presente, sempre più buio.