Forlanini, è scontro Raggi Zingaretti e parte la lettera ufficiale
Sul destino dell’ospedale Forlanini e più in generale sul rilancio della sanità pubblica nel Lazio è scontro aperto tra la sindaca di Roma Virginia Raggi e il presidente della Regione Lazio Zingaretti. Su 7Colli abbiamo ospitato fior di professionisti, primari medici e operatori nel settore della sanità che hanno chiesto a gran voce di riaprire il grande nosocomio sulla via Portuense. Magari non tutto, ma qualche padiglione. Gli spazi indispensabili per creare una nuova unità Covid 19 che sarebbe preziosissima. E soprattutto pubblica, quindi accessibile a tutti i malati. Anche a chi non è ricco, o non possiede una assicurazione sanitaria. Senza regalare altri soldi ai privati. Questa richiesta è stata fatta nei giorni passati da un luminare come il professor Massimo Martelli. E dalle forze di opposizione in Regione. Ma adesso scende in campo anche Virginia Raggi. Che scrive una lettera ufficiale a Zingaretti. Ed è subito scontro tra Comune e Regione.
Riaprire il Forlanini ed è scontro Raggi Zingaretti
E’ del 23 marzo la lettera a firma della sindaca Virginia Raggi e del presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito indirizzata al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e al ministro della salute Speranza. Scovata dal giornalista Fernando Magliaro e pubblicata sul quotidiano Il Tempo. Tutto ufficiale, a cominciare dal protocollo in uscita stampato sulla missiva. Quindi non una lettera di cortesia, ma un richiamo istituzionale. Nella lettera la Raggi e De Vito fanno esplicito riferimento alla mozione approvata dal Campidoglio il 13 marzo, nella quale si esprime l’allarme per la diffusione dell’epidemia da coronavirus anche a Roma e nel Lazio. E la necessità di rinforzare da subito la sanità pubblica. Indicando anche i nosocomi romani dismessi che potrebbero essere riaperti in fretta. Il Forlanini certo, ma anche il San Gallicano, il Nuovo Regina Margherita e il San Giacomo. Oggi dismessi, e alcuni addirittura ristrutturati di recente. Uno spreco intollerabile in piena emergenza Covid 19.
Per Martelli da delinquenti cedere il Forlanini alle ONG
Subito reparti Covid 19 e attrezzature. Sulla sanità è scontro tra Comune e Regione
Fa scalpore la lettera scritta il 23 marzo dalla sindaca di Roma Virginia Raggi e dal presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e rivolta direttamente al presidente della Regione Zingaretti e al ministro della salute Speranza. Perché la richiesta è di invertire subito la tendenza. Quella cioè di aver chiuso ospedali potenzialmente ancora utili e di aver autorizzato al loro posto strutture private. In alcuni casi dopo restauri costosi e praticamente ultimati, come successo proprio per il Forlanini. Senza l’apporto essenziale del pubblico non c’è nessun contrasto efficace all’epidemia. Questo si legge nella lettera, e poi l’affondo. Dobbiamo dotare nuovamente il Lazio e Roma di una ricchezza sociale e di un servizio sanitario pubblico che nel frattempo, per scelte che si sono rivelate inopportune, sono andati dispersi. Ovviamente non si parla di riaprire tutti i padiglioni disponibili ma quelli che potrebbero essere utili. E attrezzarli in fretta.
La Regione risponderà?
Ora la palla passa nel campo della Regione. Direttamente al presidente Zingaretti e all’assessore D’Amato. Che almeno al momento non risulta abbiano risposto. Ma che supponiamo dovranno farlo. Perché c’è una lettera ufficiale del comune di Roma, quindi replicare è un obbligo, non una cortesia istituzionale. Magari rendendo noto il perché non si voglia procedere in questa direzione, nonostante gli appelli trasversali della politica e del mondo della ricerca e della medicina. Nel dramma dell’emergenza un dato è emerso con chiarezza. Il privato da solo non può garantire la salute pubblica. E dismettere le eccellenze ospedaliere romane negli anni è stato un colossale errore. Ora siamo con le spalle al muro, ma magari può essere l’occasione per rimediare. Lasciando da parte interessi (legittimi, per carità) e profitto. Facciamo che ancora una volta non sia troppo tardi.