Ecco Ferrarotti con la paura di morire sotto il fascismo
Oddio il fascismo, non si finisce mai con la paura. Un po’ ridicola, per la verità, ma è quanto passa il convento del pensiero davvero debole.
Ti capita sotto il naso un’intervista che leggi anche se pubblicata dal solito Espresso. Perché ti incuriosisce il titolo attribuito all’intervistato, Franco Ferrarotti, sociologo arrivato alla bella età di 97 anni.
Riecco la paura del fascismo
“Sono nato sotto il fascismo e morirò sotto il fascismo. Speriamo sia meno cruento”.
Il rispetto che si deve all’età impedisce sarcasmo, ma davvero non riusciamo a metterci nei panni della collega – Stefania Rossini – che lo aveva di fronte. Senza strabuzzare gli occhi, senza domandare perché, quale senso logico potesse avere un’affermazione tanto strampalata.
Ma contano i titoli, le frasi ad effetto, anche se sono sempre le stesse e pure noiose. La paura del fascismo ormai non c’è più, se non negli stolti.
Che certo non è un appellativo che si può affibbiare a Ferrarotti, ma allora c’è da chiedersi che cosa stia succedendo di così grave.
Eppure, questo sono stati capaci di scodellarci l’Espresso e la sua cronista: “Professor Ferrarotti, lei che ha vissuto un gran numero di cambiamenti sociali e politici, come si trova in questi tempi nuovi?
‘Vivo il paradosso di essere nato sotto il fascismo e di sapere che morirò sotto il fascismo’”. Il che ti lascia attonito, bisognerebbe chiedergli che cosa trova di così “fascista” nell’attuale fase politica. E invece nulla, solo una timida richiesta se il governo Meloni è fascista.
“Al Duomo applausi a Berlusconi”
La risposta è ancora peggio: “E che altro potrebbe essere? Dopo gli applausi a Berlusconi nel Duomo di Milano ci siamo trovati fascisti senza essercene accorti. Posso soltanto augurarmi che questo governo, grazie all’Europa, ci dia un fascismo meno cruento di quello passato. Ma ci sono anche altri pericoli, come l’avvento di una terza guerra mondiale”.
Che cosa doveva succedere in piazza Duomo, professor Ferrarotti? I fischi ad una salma anziché l’ultimo saluto? Ma che cosa abbiamo fatto di male per meritarci lezioni di questo genere?
E poi, quel “fascismo meno cruento” che alberga solo nella sua testa. Il voto degli italiani paragonato al plebiscito verso un sistema totalitario. Se questi sono i professori, che allievi possono uscirne?