Fu la nave ong Mare Jonio a far gettare i clandestini in mare per impedire il soccorso de parte dei libici
Fu la nave ong della Mare Jonio a far gettare i clandestini in mare per impedire ai libici di salvarli. ”Le autorità deputate alla ricerca e soccorso in mare competenti secondo le normative internazionali, hanno formalmente riferito che, in quel contesto avvenuto in acque internazionali e non italiane, un gommone di appoggio della nave privata Mare Jonio si era avvicinato alla motovedetta libica Fezzan, in un momento successivo a quello in cui quest’ultima aveva già assolto agli obblighi di salvataggio in mare. Le persone presenti sul gommone incitavano i migranti a lanciarsi in mare per interrompere le operazioni di salvataggio in atto da parte dell’unità libica con ciò mettendo a repentaglio l’incolumità delle persone stesse.
Impedito il soccorso da parte della Libia ai clandestini
Tanto che diversi migranti si sono gettati in acqua per poi essere nuovamente soccorsi, in parte dalla motovedetta libica e in parte dal predetto gommone che li ha poi trasbordati sulla Mare Jonio”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi rispondendo al Question time al Senato. ”E’ in questa fase che risulterebbe esplosi affettivamente alcuni colpi di avvertimento in aria affinché le predette imbarcazioni private si allontanassero, così da poter riprendere le operazioni di salvataggio”, ha aggiunto. ”E’ evidente che la nave privata Mare Jonio non sia mai stata incaricata dalle Autorità competenti ad effettuare operazioni di soccorso in argomento all’interno della zona Sar dove si sono svolti i fatti.
La nave ong operava in acque sottoposte alla giurisdizione libica
Della vicenda immediatamente informata l’autorità giudiziaria. La condotta appena descritta ha determinato l’applicazione delle sanzioni previste dal decreto legge 1 del 2023 e il conseguenziale fermo della Mare Jonio”, aggiunge il ministro dell’Interno. ”Siamo nell’ambito di un quadro normativo volto a disciplinare proprio quegli interventi di soccorso ai quali concorrono talvolta assetti navali privati, spesso in acque Sar non italiane, e che, pertanto, devono essere sottoposti al coordinamento degli Stati che ne hanno la responsabilità, nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e con la finalità di salvaguardare l’incolumità e la vita delle persone – ha aggiunto -.
Su un piano più generale, ribadisco che obiettivo del Governo sarà quello di contrastare ogni indebito, illecito o insostenibile ingresso sul territorio nazionale di persone, al di fuori di un quadro di regole”. ”In questo senso si indirizzano le politiche del Governo volte ad implementare i corridoi umanitari, i canali legali di ingresso e i percorsi socio-lavorativi”, ha aggiunto.