Fuori dalla radio. La censura sul Covid contro il diritto al lavoro
Siamo alla censura più odiosa, quella che ti toglie anche il pane, il lavoro, il diritto a pensare. Accade che si possa essere licenziati se si esprimono dubbi sull’emergenza coronavirus. Se si ascoltano le opinioni dei medici più scettici diventi un negazionista. E ti tolgono il diritto a lavorare, con la censura appunto.
E’ la storia incredibile accaduta a Daniela Martani (nella foto), collaboratrice di Radio Kiss Kiss e che vale la pena di far conoscere. Democrazia italiana, terzo millennio…
Censura per calpestare il diritto al lavoro e alle idee
Una collaborazione interrotta per le convinzioni personali sul Covid. Non espresse in radio, ma con le persone con cui Daniela Martani è in contatto, magari anche attraverso i social. Leggi la notizia e ti chiedi in che mondo viviamo, se possiamo ancora vivere o non siamo già morti senza che ce lo abbiano detto.
Immaginiamo l’esercito del dito puntato, quelli che ti accusano di voler sterminare l’umanità e che staranno lì a interrogarsi: sarà vero?, diranno riempiendo il web delle loro smorfie. Perché è sempre tutto falso quando si denuncia qualcosa che non funziona. Qui si fanno nomi e cognomi di una censura e sta all’editore di quella radio smentirla. Così come dovrebbe essere dovere dell’ordine dei giornalisti dare prova della sua esistenza in vita verificando se in questo paese si può anche fare notizia persino impegnando la propria testa e non solo quella di chi ci paga.
Il che prescinde dall’iscrizione o meno all’Ordine. Perché se licenziano rivendicando il diritto alla censura viene meno la libertà. Dovrebbe essere facile da capire.
Ma questa del coronavirus è una storia che va oltre persino il caso grave di Daniela Martani. Perché è il clima generale ad essere intossicato. Alzi la mano chi capisce che cosa succederà nelle scuole il 14 settembre, anzitutto. Docenti e non docenti, studenti e famiglie, ancora all’oscuro sul rientro in classe. E non si può parlare? Scrivere? Dubitare sulle capacità di chi è chiamata a guidare il ministero dell’istruzione?
Il caso Sgarbi e l’assessore comunista che lo minaccia
Vittorio Sgarbi è trattato come un losco figuro da un essere come l’assessore alla sanità di Zingaretti, Alessio D’Amato, per aver osato emanare un’ordinanza contro l’utilizzo delle mascherine anche quando non dovrebbe essercene bisogno. In linea con i mitici dpcm di Conte e le leggi vigenti nello Stato italiano.
L’uomo del governatore del Lazio, degno emulo di una triste tradizione comunista, spara: “Ci dovrà pensare il prefetto”. E chi ha pensato al prefetto quando fu il capo della protezione civile, Borrelli, a predicare il rifiuto dell’uso della mascherina in diretta televisiva?
Licenziano Daniela Martani mentre manteniamo al loro posto i governanti che fanno pensare a troppi interessi in questa storia di pandemia e ai troppi segreti di palazzo Chigi, dai verbali occultati del comitato tecnico scientifico alle previsioni terribili sui morti da Covid tenute nei loro cassetti per mesi nascondendo tutto alla pubblica opinione.
Ma tutto questo prima o poi dovrà finire e qualcuno dovrà pagare troppe cose incomprensibili fatte ingoiare alla nostra gente.