Fini e la politica, un binomio che nessuno potrà mai fermare
Come al solito i social bollono all’accoppiata politica Gianfranco Fini. Perché, volenti o no, resta un leader capace di suscitare passioni politiche, a favore e contro.
E’ accaduto ancora una volta. Sono andato a pranzo con lui assieme ad Andrea Ronchi – altro amico di lunghissima data – e abbiamo inevitabilmente parlato a lungo di politica. Di destra. Di ieri, di oggi, di domani.
Fini è la politica
E in un post sui social ho scritto “si parte”. Una provocazione, ovviamente, per suscitare dibattito. A parte il clamoroso numero dei “mi piace” rispetto al passato, si sono alternati si e no, apprezzamenti e insulti.
Tutto va bene, perché vuol dire che si scopre comunque il bisogno di politica, anche accapigliandosi proprio perché Fini è stato politica. È politica. Nel senso più alto dell’espressione.
Già si vedono i ditoni alzati a dire mapperò con le solite filastrocche inutili. Alzi la mano chi non ha commesso errori, e poi la alzi anche chi è stato capace di uscire dal ghetto e portarci alla guida dell’Italia.
Serve alla comunità nazionale
Non si può essere superficiali nei giudizi. Ci sono cose che si fanno con orgoglio e altre che non si vorrebbe mai aver fatto. Ma poi viene quel che si è capaci di mettere in campo per la comunità nazionale. E non ho dubbi che oggi uno come Finì servirebbe eccome alla discussione politica.
Non è un partito di cui c’è bisogno se c’è capacità di coinvolgere un pezzo di storia nostra; servirà invece se non ci si renderà conto che esperienze come la sua mancano eccome.
Fini si inquieta se gli dico che deve tornare in campo. Ma io insisto per convinzione. Non deve prendere il posto di nessuno, ma offrire le sue qualità alla costruzione di un progetto politico che faccia crescere l’Italia.
Ma da solo non basto per convincerlo. Magari lo facesse qualche leader, nel nome di una storia comune.