Gianluca Molinaro era uno stalker seriale. Droga e carcere: tutti i precedenti
Gianluca Molinaro, reo confesso dell’omicidio dell’ex compagna Manuela Petrangeli, è stato arrestato dopo aver sparato due colpi di fucile nel pieno centro di Roma, in via degli Orseolo, giovedì scorso. Un crimine brutale che ha scosso profondamente la città e che ha portato alla luce un passato inquietante fatto di violenze e reati contro le donne.
Gianluca Molinaro era uno stalker seriale
Molinaro, 52 anni, non è nuovo alle forze dell’ordine. Già nel 2005, allora 33enne, aveva collezionato diverse contravvenzioni per guida in stato di ebbrezza e una lunga serie di precedenti penali, principalmente legati a reati contro la persona. Tra questi, episodi di risse, minacce, stalking e resistenze a pubblico ufficiale. Una storia di violenza che non sembra aver conosciuto sosta, fino al tragico epilogo della scorsa settimana.
Droga e carcere, tutti i precedenti
L’8 giugno del 2005, Molinaro si trovava a bordo di una Audi in via Selva Candida, quartiere Casalotti, dopo un violento litigio con la sua allora compagna. Ubriaco e fuori controllo, inseguì e aggredì una donna alla guida di un’altra auto.
La scena fu terribile: Molinaro le tagliò la strada, la insultò e colpì ripetutamente lo sportello del suo veicolo. Solo l’intervento provvidenziale di una passante evitò il peggio. I carabinieri intervenuti sul posto furono anch’essi aggrediti, riportando ferite guaribili in sette giorni.
Condanna a 8 mesi e poi a 4 mesi e 20 giorni di carcere
Per questi fatti, Molinaro fu condannato nel 2008 a quattro mesi e venti giorni di carcere, poi commutati in una multa di circa 5.000 euro, e nel 2009 a otto mesi di reclusione per le minacce alla donna. Nonostante ciò, la sua spirale di violenza continuò, culminando con un’altra detenzione per aver picchiato la madre del suo primo figlio.
“Sembrava un tipo normale”
Nonostante questo passato turbolento, c’è chi non lo descrive come una persona violenta. “In 11 anni l’ho visto 3 volte, quando veniva per stare ai domiciliari da una parente. Quelle poche volte che lo vedevo sembrava un tipo normale“, afferma il barista di un locale storico di Casalotti.
Anche il portiere della Casa San Giuseppe, dove Molinaro lavorava come Operatore Socio Sanitario, esprime stupore: “Sembrava una persona come tante”. Eppure, dietro questa apparente normalità, si nascondeva una realtà fatta di violenza costante.
Giovedì scorso, intorno alle due del pomeriggio, Molinaro ha premuto il grilletto di un fucile a canne mozze, uccidendo Manuela Petrangeli, l’ex compagna e madre del suo secondo figlio. Un delitto efferato che sarà oggetto di discussione nell’udienza di convalida prevista per oggi.
Femminicidi e violenza domestica, due ombre scure della società
Il tragico evento ha sollevato molte domande su come una persona con una simile storia di violenza potesse continuare a vivere liberamente e persino lavorare in un settore delicato come quello socio–sanitario.
La morte di Manuela Petrangeli rappresenta un duro monito sulla necessità di affrontare con maggiore rigore e attenzione i casi di violenza domestica e di perseguire con fermezza chi ne è responsabile.