Gli rubano l’Apple Watch, è in un campo rom. Ma ritrovarlo è impossibile

Era andato nel fine settimana a un concerto di musica classica a Caracalla, insieme alla mamma. Ma finita l’esibizione, aveva trovato un’amara sorpresa. Un vetro rotto dell’auto, e l’Apple Watch lasciato all’interno della vettura sparito. A raccontarlo eLuca, vittima della rapina. Ma la cosa surreale, è quanto successo dopo. Perché i ladri, non avevano spento l’apparecchio elettronico. Che continuava a fornire la sua esatta localizzazione. Precisamente, a via Candoni 80. Dove si trova uno dei più grandi campi nomadi della capitale. Così, Luca è andato alla polizia. E si è fatto accompagnare al luogo indicato dal Gps. Quello che ha trovato però, non se lo immaginava. Una immensa baraccopoli, con centinaia di roulotte. Spazzatura e degrado dappertutto. E ovviante, nessuna traccia della refurtiva. Impensabile una perquisizione a tappeto, e anche quando Luca ha fatto suonare l’orologio, con l’apposito comando a distanza, non si è sentito nulla. Eppure la tecnologia non mente, l’Apple era lì. Ma irrecuperabile.

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Lo sfogo di Luca, noi cittadini siamo vittime. Nel campo rom si sentono intoccabili

Così Luca si è voluto sfogare. Raccontando alla stampa la sua disavventura. “E’ surreale constatare come le autorità non dispongano di strumenti idonei per far fronte a queste vicende, questa è la cosa che fa più rabbia. Chi vive in questi campi non teme nulla, tanto meno l’illegalità. In questa specie di “fortezze” in cui si rifugiano, strapieni di rifiuti e degrado, si sentono inavvicinabili. E a noi cosa resta? Niente. Soltanto un simbolo GPS su una mappa del telefonino per un nostro oggetto, rubato con efferatezza, che non rivedremo mai più”, conclude amaro Luca. Una triste verità, che purtroppo spesso sfugge ai nostri occhi distratti. Finché non ci tocca da vicino. E non ci sbattiamo drammaticamente la testa.