Gli strafalcioni sesquipedali dei maturandi: l’autore della Divina Commedia? Garibaldi
Errori e gaffe tornano come ogni anno durante i colloqui di Maturità. La tradizionale carrellata di Skuola.net fa riemergere vecchie glorie – come il D’Annunzio “estetista” anziché esteta – e nuovi scivoloni. Così c’è chi confonde Dalì con Proust o chi è convinto che il poeta Giovanni Pascoli fosse in realtà un pittore. L’autore della “Divina Commedia”? Garibaldi. Il capolavoro di Luigi Pirandello? “Uno, Nessuno, Duecentocinquantamila”. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Ma non sono solo gli studenti a sbagliare: anche tra i prof se ne sentono delle belle. Scusi, che fuso orario c’è in Giappone? Serve sapere anche questo per essere considerati maturi. La domanda, posta da un commissario d’esame a un malcapitato studente, è però solo una delle note di colore che compongono il tradizionale bestiario della Maturità.
I maturandi crivellati da domande nozionistiche
Sembra, infatti, che non tutti i professori abbiamo seguito le indicazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che suggeriva di non infarcire di nozionismo il colloquio orale. Secondo una rilevazione dello stesso portale Skuola.net, 6 maturandi su 10 sono stati “crivellati” di quesiti dalle commissioni, dopo il discorso multidisciplinare iniziale sviluppato sulla base di uno spunto proposto dai docenti. Un dato che, qualora ce ne fosse bisogno, ha contribuito a far rimpolpare l’elenco dei tradizionali “strafalcioni” da esame. Anche quest’anno, infatti, ce n’è per tutti i gusti, come mostra la carrellata raccolta dal portale studentesco. A partire dagli immancabili classici da orale di Maturità, come D’Annunzio “estetista” e Mattarella “mai sentito nominare”.
Confusione tra ambiti culturali: come pittura e letteratura
A farla da padrona nei colloqui del 2023 soprattutto la confusione tra generi e ambiti culturali. Che ha portato a delle strane commistioni tra arte e letteratura. Un ragazzo che assisteva all’orale di un suo compagno, ad esempio, ha raccontato che il suo collega ha detto che “La persistenza della memoria” (quadro di Salvador Dalì) è un’opera di Marcel Proust (quindi letteraria). Qualcosa di simile è avvenuto in un’altra scuola, dove un maturando pare abbia detto che Giovanni Pascoli era un pittore, collocandolo addirittura con precisione chirurgica nel movimento avanguardista “Die Brücke” (Il Ponte), quest’ultimo peraltro nato in Germania. Anche laddove non si è arrivati a scivoloni fragorosi, però, spesso e volentieri gli ambiti e i modelli di riferimento al centro delle domande dei docenti hanno messo in grande difficoltà gli studenti.
Orrori filosofici e letterari
Una ragazza confessa di aver detto che Giacomo Leopardi è stato un poeta del ‘900 (quando invece ha visto a malapena la prima parte dell’800). Un’altra ha inquadrato il famosissimo quadro “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza Da Volpedo nel filone “realista” (peccato sia un’opera chiave della corrente “divisionista”). In questa categoria può essere fatto rientrare pure quel maturando che ha ricondotto il superuomo di D’Annunzio alla lezione di Sigmund Freud e non, come invece è, a quella di Nietzsche. Così come, sempre per restare sugli orrori filosofici, c’è chi ha erroneamente detto che la teoria del “noumeno” di Schopenhauer fosse figlia di quella già sviluppata da Marx (e non da Kant). Tantissimi gli abbagli, per essere generosi, anche con i termini di carattere letterario. Alcune sono delle vere e proprie perle.
La storia sempre fonte di topiche clamorose
Come le seguenti: l’autore della “Divina Commedia”? Garibaldi; un’opera di primo piano di Pirandello? “Uno, Nessuno, Duecentocinquantamila” (allo studente che l’ha detto i centomila della versione originale devono essere sembrati troppo pochi). Poi la poesia “X Agosto” di Pascoli storpiata in “Per Agosto”. Ma è irraggiungibile quella studentessa che illustrando la trama de “La Coscienza di Zeno” di Svevo ha confuso il “Dottor S” – lo psicanalista che aveva in cura il protagonista dell’opera – con il “Signor S”, il malefico avversario dei “Me contro Te”, gli youtuber idoli dei bambini (sarà stato un lapsus figlio delle ore passate anni fa davanti ai loro video). Dalla rassegna degli orrori da Maturità non poteva essere esonerata la storia, da sempre fonte di topiche clamorose.
La Blitzkrieg? Durante la Prima Guerra Mondiale…
La strategia della “guerra lampo” (Blitzkrieg)? Per uno studente è stata molto utilizzata durante la Prima Guerra Mondiale, quando invece ha fatto la sua comparsa solo nel secondo conflitto mondiale. Meno ampia a livello cronologico, ma comunque imperdonabile, la distanza che separa dalla verità quel maturando che ha collocato le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki dopo la fine della II Guerra Mondiale, mentre furono fattore decisivo per la resa del Giappone, il 2 settembre del 1945. Non è invece temporale ma geografico lo strafalcione di un candidato che ha legato il “New Deal” americano a Winston Churchill (che però era premier britannico) anziché al legittimo “proprietario” Roosevelt.
Strafalcioni anche dai professori
Il revisionismo storico, però, ha toccato il suo apice durante il colloquio di quello studente che ha sostenuto la tesi secondo cui i fasci di combattimento promossi da Mussolini avevano in sé ideali “di sinistra”. O quando si è detto che, durante il nazismo, gli ebrei venivano rinchiusi nei campi di “concentrazione” (e non di concentramento). Ma la proattività dei commissari d’esame ha portato spesso anche i prof a commettere errori, alcuni ai limiti della censura. Uno, in particolare: un’insegnante avrebbe ribattezzato l’operazione T4 – ovvero il programma di pulizia etnica ideato dai nazisti, incentrato sull’eliminazione dei disabili e dei malati incurabili – chiamandola operazione T9 (cioè il sistema di scrittura utilizzato da smartphone e tablet). È proprio vero che la tecnologia ha ormai preso in ostaggio le nostre vite.
Domande veramente marginali
La “trance agonistica” dei docenti ha tratto in inganno pure quel professore che, preso dall’entusiasmo, ha chiesto al candidato “Quanti figli aveva Gustav Klimt?” (nozione onestamente marginale) oppure quell’altro docente che si è lasciato andare a un fuoco di fila di quesiti un tantino fuori contesto: “Che differenza c’è tra Tokyo e Kyoto?”, “Qual è il fuso orario del Giappone?”, “Quale fiume attraversa Las Vegas?” (per la cronaca, Las Vegas non è attraversata da nessun fiume). Senza dimenticare, infine, momenti di imbarazzo e figuracce in serie dovuti alla tensione del momento. Che hanno accomunato gli studenti come i docenti. Un maturando, racconta uno spettatore di un colloquio orale, in preda al classico “buio” in testa ha iniziato a fissare il muro quasi estraniandosi dal contesto.
“Mi hanno imparato”
Più di un insegnante, invece, pare abbia confuso i programmi delle due classi che gli erano state affidate, proponendo così documenti su temi non trattati o ponendo domande spiazzanti. C’è chi, mentre lo studente tentava di rispondere nel migliore dei modi, è stato beccato a giocare al cellulare. E persino chi, rischiando di far crollare in un attimo il castello costruito in anni e anni di scuola, ha lasciato uscire dalla propria bocca la seguente frase: “Mi hanno imparato”.