Benedetta TV – Grande Fratello… grande flop: ascolti giù, vincono Libera su Rai 1 e Belve su Rai 2

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Ieri sera tra Libera Il Grande Fratello non c’è stata partita. Raiuno totalizza con la fiction che vede protagonista Lunetta Savino il 18.8% mentre, su Canale5 il GF cede ancora un punto rispetto a sabato fermandosi al 13.9%. Se poi confrontiamo il numero dei telespettatori, a seguire Libera sono stati il doppio rispetto al GF: 3milioni e 595 mila contro 1milione e 800 mila. Ma dal punto di vista dei contenuti Canale 5 ha subito un’altra sconfitta: quella contro Belve.

C’è modo e modo di farsi i fatti degli altri

Il programma di RAI2 condotto da Francesca Fagnani ha raggiunto il 7.1% ma il numero dei telespettatori, 1milione e 216mila non è così distante da quello del programma di Alfonso Signorini. La differenza di share è dovuta alla lunghezza monstre della puntata del GF, almeno un’ora in più rispetto a Belve. Dicevamo, però, che la vittoria di Rai2 si basa sui contenuti più che sui numeri. Fin dai suoi esordi un motivo fondamentale del successo del GF è stato dare spazio a quel desiderio un po’ disdicevole ma presente in ognuno di noi di spiare la vita dei nostri simili, quello che ci fa origliare le conversazioni quando siamo al ristorante o su un mezzo pubblico o spiare nelle finestre dei vicini di casa. Questa dinamica ha funzionato molto bene nelle prime edizioni e ha goduto di nuova gloria quando sono stati introdotti nella “casa” i più o mendo sedicenti vip. Con il passare degli anni la consapevolezza dei “reclusi” è aumentata e sempre meno agiscono senza tenere conto di essere ripresi. Quindi si muovono sapendo di essere spiati e questo abbassa di molto la spontaneità dei comportamenti e di conseguenza l’interesse del pubblico. È come se il vicino che spiamo furtivamente sapesse di essere osservato e mettesse in atto atteggiamenti e condotte per dare un’immagine di sé edulcorata, addolcita e comunque finta. 

Le interviste scomode

Belve la Fagnani, con le sue interviste, scava nell’intimo dei suoi ospiti che capitolano e si trovano a raccontare cose che difficilmente direbbero in altre situazioni. Ieri sera, per esempio sentire Gimbo Tamberi confessare che in realtà non ama il salto in alto ma avrebbe preferito essere un giocatore di basket, o Valeria Golino raccontare dei suoi trascorsi con la droga è stato sorprendente e tenero al tempo stesso e, mentre queste rivelazioni provenivano da due persone che certamente non avrebbero mai partecipato al GF, anche Carmen Di Pietro, che invece dei reality è stata grande frequentatrice, ha raccontato con leggerezza particolari della sua incredibile e altalenante carriera che non avevamo mai sentito, neppure nei dialoghi rubati in una delle sue tante partecipazioni a quel genere di programmi. Insomma in un mondo in cui, grazie ai social, tutti sono abituati a dare un’immagine di sé “pettinata”, come direbbe Carlo Freccero, per scoprire davvero qualcosa di privato è necessario un mediatore, qualcuno che sia in grado di abbattere le barriere inibitorie e mettere a nudo l’intimità dell’altro. Certo bisogna saperlo fare e il successo di Francesca Fagnani e di Belve si deve a questo, ma la continua erosione degli ascolti del GF è certamente il segno che un certo modo di fare tv si è esaurito e bisogna pensare ad altro.

Lilly Gruber sugli scudi

Un breve accenno all’access prime time per sottolineare il risultato di 8emezzo che ha superato i 2milioni di telespettatori con il 9.5% di share. Ieri sera si parlava del duello Conte Grillo per la leadership del Movimento 5 stelle; ospiti principali Pierluigi Bersani e Marco Travaglio. Il programma totalizza più di mezzo milione di spettatori in più rispetto al resto della serata di La7 questo significa che 8emezzo è vissuto dal pubblico come un appuntamento importante e a questo si è arrivati, anche qui, per la bravura di Lilly Gruber nel fare le interviste. È tra le pochissime conduttrici a riuscire a interrompere gli interlocutori quando cercano di svicolare rispetto alla domanda posta, a tenerli, come si dice “sul pezzo”. Questo modo le ha attirato critiche e la nomea di antipatica ma, a quanto pare, l’efficacia e soprattutto i risultati continuano a darle ragione.

La fiction paga quando è fatta bene

Passiamo al preserale. Quasi sempre trasmettere fiction ottiene risultati superiori a quelli che riescono a ottenere le produzioni televisive originali. Italia1, per esempio, fonda su questo principio gran parte della sussistenza del suo palinsesto; ma ci sono delle eccezioni. È il caso di Medici in corsia che ieri su Rai2 si è fermata all’1.7%. Le ragioni di questa anomalia non sono però misteriose. È un medical drama, il tipo di serie che si svolgono all’interno di un ospedale, uno dei generi più longevi e con molti esempi di grande successo da General Hospital a Doctor House passando per E.R. per arrivare a The Good Doctor, per non parlare dei casi nostrani da Un medico in famiglia Doc. Questo significa che il pubblico è abituato a questo tipo di prodotti ed è, in qualche modo, diventato competente anche da un punto di vista medico e di quello che accade negli ospedali. Il problema di Medici in corsia è proprio che è poco credibile dal punto di vista medico; diagnosi approssimative, feriti fulminati che vanno in arresto cardiaco dopo dialoghi poco credibili con soccorritori occasionali e comportamenti interpersonali artefatti tra i colleghi dell’ospedale. Il pubblico si evolve e non rendersene conto è un errore che si paga caro.